Caro Te. Abbiamo scelto di non dare nome ai gesti, alle conversazioni, al gioco di queste ultime settimane. Sappiamo bene, entrambi, che i nomi rendono reali le situazioni e abbiamo scelto, in un muto comune accordo, di preservarci da un dolore che a pronunciarlo sarebbe stato senza ritorno. Caro Te. Che non riconosco nel disegno che di te ho tracciato, in tanti anni. Nel racconto che tu mi hai narrato, in tanti anni. Che mi fai un po’ tenerezza e un po’ rabbia nel tuo facile aderire ai luoghi comuni che hai sempre irriso negli altri: dell’età, dell’appartenenza di genere. Caro Te. Che hai intuito il mio sapere e maldestramente provi a tacitare il mio sentire e il mio dire composto da parole sconnesse, all'apparenza; pronunciate nel buio per non rischiare di oltrepassare la linea di confine che abbiamo tracciato. Convinto, come sempre, che il non dire, il lasciar passare il tempo, sia la migliore scelta possibile. E che ancora, dopo tanti anni, non hai compreso che so