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Visualizzazione dei post da febbraio, 2019

"Scusa"

Esistono parole che curano più dei balsami e di qualsiasi medicamento. Una di queste parole è "scusa". Cinque lettere che fatichiamo a imparare e a pronunciare. Cinque lettere che ascoltarle fanno tornare il respiro. L'hai pronunciata forse per la prima volta. Nel buio e nel silenzio. E' arrivata come una brezza leggera a sfiorare i brandelli del mio cuore ferito. Ha trovato dimora in un abbraccio. Il momento del ricostruire paziente e delicato inizia da qui.

Caro Te

Caro Te. Abbiamo scelto di non dare nome ai gesti, alle conversazioni, al gioco di queste ultime settimane. Sappiamo bene, entrambi, che i nomi rendono reali le situazioni e abbiamo scelto, in un muto comune accordo, di preservarci da un dolore che a pronunciarlo sarebbe stato senza ritorno. Caro Te. Che non riconosco nel disegno che di te ho tracciato, in tanti anni. Nel racconto che tu mi hai narrato, in tanti anni. Che mi fai un po’ tenerezza e un po’ rabbia nel tuo facile aderire ai luoghi comuni che hai sempre irriso negli altri: dell’età, dell’appartenenza di genere.   Caro Te. Che hai intuito il mio sapere e maldestramente provi a tacitare il mio sentire e il mio dire composto da parole sconnesse, all'apparenza; pronunciate nel buio per non rischiare di oltrepassare la linea di confine che abbiamo tracciato. Convinto, come sempre, che il non dire, il lasciar passare il tempo, sia la migliore scelta possibile. E che ancora, dopo tanti anni, non hai compreso che so

Piccoli esercizi di felicità quotidiana. 21

La finitezza della condizione umana. La sua vulnerabilità. La banalità del male. L'evento che ci passa attraverso e dal quale partire. Le parole per attraversare il vuoto e renderlo sopportabile. La dignità. La sacralità della persona. E molto altro che è diventato parte di me. Del mio poter dire "io". Michela Marzano . Ieri.

Piccoli esercizi di felicità quotidiana. 20

Mi dicono che hai scelto una nostra foto e una poesia di Saba. Mi dicono il tuo "ti voglio bene". Mi dicono perché tu non dici e io non ho modo di vedere. Non serve vedere. Ti sento. Nell'abbraccio spigoloso. Nel tuo scrutarmi e comprendermi come pochi altri. Nei tuoi silenzi. Nel tuo cuore che resta luminoso anche nel percorso complicato che ti è toccato in sorte. Ti sento e mi senti. Il regalo più bello non poteva che arrivare da te. Grazie, F Ti voglio bene.

Va tutto bene. Anzi no.

Sul mio balcone i primi segni della primavera. Una violetta che tenta di fiorire, il bocciolo della fucsia, le tartarughe sul loro sasso. Aspetto anch'io la mia primavera. La cerco nei pomeriggi che si fanno più luminosi, nel tepore del sole che si fa più caldo. Aspetto tra mille domande che scavano dentro lasciando un vuoto di parole, di paure, di pensieri che non vanno nella direzione che i giorni, densi di richieste, chiederebbero. I giorni scorsi abbiamo festeggiato A, i suoi anni bellissimi e tormentati, la meraviglia di una gioventù condivisa nel suo esplodere senza riserve. Fatico a salvare la bellezza di questi momenti e a non contaminarla con la menzogna che indossiamo. Voglio una dissolvenza che mi porti via insieme a tutto il grigio che mi opprime e che lasci entrare la luce della stagione nuova. Non è dato chiedere tanto. Nemmeno desiderarlo. Posso solo resistere e resistere e resistere ancora. Posso solo fingere, quando il dolore si farà meno devastante (e acca

I mille pezzi del mio cuore non ne faranno mai più uno intero

Il nostro dolore annoia chi è costretto a condividerlo con noi. E probabilmente è un bene: costringe a metterlo un po' da parte per non rischiare di restare davvero soli. E probabilmente è un male: il rischio di implosione diventa davvero molto vicino al punto di non ritorno. Il dolore annoia se non è il nostro. Le parole pronunciate al buio, protette dalla mancanza di sguardi, sono davvero le più sincere? Quanti silenzi siamo? Quanti ne sappiamo ascoltare? E quanti ne possiamo pronunciare? Le parole pronunciate sono per sempre. E se sono parole che feriscono, lasciano segni indelebili: si potranno scordare le parole, non il dolore che hanno inferto. Ho bisogno di farti male, un po', per non fartene molto di più. Allora sono morsi e graffi sulla pelle. E' amore? Com'è possibile farmi tanto male e poi abbracciarmi con tanta tenerezza? Come riesco a portarmi tutto addosso senza accasciarmi a terra e non rialzarmi più? Come fai a mentire mentre mi guardi, mentre t

San Valentino 2019

Un libro che mi sono regalata ed è arrivato puntuale oggi. I messaggi molto sorridenti e ironici che solo le amiche posso mandare, regalando proprio quello di cui ho necessità oggi: presenza leggera come un abbraccio rotondo. Un complimento inaspettato, ancora una volta da una donna, e davvero gradito nel suo essere minuscolo. Il sole e i mille mazzi di fiori colorati che vedo uscire dal fiorista qui sotto e invadere la piazza. Una frase che Montale ha scritto proprio perché io potessi trovarla e farla mia oggi. Respirare. 

Io ti cerco

Io ti cerco, tu cerchi un altro, e infine si perde il nostro desiderio nella distanza nelle giornate grigie e non vede una via verso la stessa meta. Oh, tu ed io, che non ci siamo mai incontrati, il mio cuore è stanco di cos’era ed è. Tu non mi desideri, e mi hai avuto per caso, io non ho potuto averti, e ti ho persa.  (Stein Stenarr)

Mollette

Immagine
Sono i piccoli, maniacali, gesti quotidiani a tenere in piedi il mio giorno. Non c'è noi, oggi. Ci sono io e, chissà dove, ci sei tu. Allora stendo i panni come se fosse una missione fondamentale alla sopravvivenza del Pianeta.  Una lavatrice di calzini che hanno trovato ordine meticoloso sui fili dello stendipanni; che hanno trovato il loro compagno e che sono stati suddivisi per colore, proprietario; calzini per i quali ho scelto le mollette: tutte appaiate e un colore diverso per ciascuno di noi. Lo faccio abitualmente, ma stamattina ne ho sentito il potere salvifico. Perché è nella concentrazione del nulla che riesco a perdere per un attimo la consapevolezza dello squarcio. Cerco un sonno che non posso ancora conquistare. Che sia senza sogni e non mi faccia sentire il buco che mi sta inghiottendo. Oggi è paura e buio nonostante il cielo luminoso, là fuori. Oggi non riesco a tenerli insieme i pezzi del mio cuore.

Questi giorni

Quanto può sopportare un cuore? Quante volte può spezzarsi? In quanti pezzi? Quanto a lungo può battere nel gelo di un tremore incontrollato? Quanto può resistere al pensiero di un dolore così insopportabile da non volergli dare un nome? Poi ci sono le notti interminabili d'amore e parole e fughe clandestine in cucina a colmare una fame che non è di pane e marmellata: è di noi. Poi ci sono le ore a sbirciare il mutare di uno sguardo per intuirne la direzione, la paura di una lievissima sensazione di sollievo. C'è il sonno abbracciati e il risveglio ancora intrecciato. Per quanto tempo si può vivere così intensamente da sentire ogni minuto come se fosse l'unico? Per quanti giorni si può attraversare il lavoro, la casa, gli altri, come se fossero complici di una lontananza che vorremmo annullare per stare solo nel letto e trovarci e ritrovarci. Quante parole si possono dire pronunciandone altre? Quanti silenzi si possono ascoltare con l'incredula consapevolezza c

A.

Di te ho il vuoto, il silenzio, la lontananza. Il vuoto è contenitore da riempire. Il silenzio è ascolto di pensieri sussurrati. La lontananza è invito a camminare per trovare il sentiero da seguire per raggiungerti, o aspettarti. Di te ho la musica che ti porti nelle orecchie; gli occhi enormi che vedono oltre; le parole scritte con l'urgenza della poesia. Apro le braccia e ti guardo mentre spicchi un volo che non sai di saper volare. Eppure voli. Sei lo splendore che ha illuminato i tuoi occhi per lo stupore di sentire quanto l'amore può essere denso. Vola. Ama. Vai.

Quello che c'è

Se non ci fosse la poesia, se non ci fossero parole di altri per me. Se non ci fosse un'amica a circondarmi di ascolto, a condividere con me le sue fatiche che non farmi sentire troppo in colpa per le mie (e dimostrando così di conoscermi molto bene. E di volermi molto bene). Se non ci fosse un amico lieve a offrirmi una prospettiva maschile, più concreta, meno solidale. Se non ci fosse il gioco delle parti: un vestito corto, nero, i tacchi, le labbra rosse, gli occhi intensi. Se non ci fosse anche questo lavoro che non amo. Se non ci fossero i fili sottili che mi portano a persone che sfiorano con garbo i miei giorni. Se non ci fosse questo non luogo di parole che si perdono nel nulla e arrivano a nulla, ma escono da me. Se non ci fossero due ragazzi che aspettano il mio bacio prima di lasciarsi scivolare davvero nel sonno. Se non ci fossi tu e il tuo costringermi a mordere l'interno delle guance per non crollare al tremore che mi prende quando il pensare diviene, per

Non esiste amore felice

Niente mai è acquisito all’uomo Né il vigore Né la debolezza né il cuore E quando crede D’aprir le braccia l’ombra è quella di una croce E quando pensa a stringere la sua gioia la infrange La sua vita è uno strano divorzio di dolore Non esiste amore felice La sua vita somiglia a inermi combattenti Che si erano vestiti per un altro destino A che può servir loro di levarsi al mattino Loro tornati a sera incerti come sono Dite Che vita è questa E trattenete i pianti Non esiste amore felice Mio dolce amor mio caro amore lacerante Ti porto in seno simile a un uccello ferito E mi guardan passare senza averlo capito Ripetendo con me parole che ho intrecciato E per i tuoi grandi occhi si sono a un tratto spente Non esiste amore felice Il tempo è già scaduto la vita non s’impara Nella notte dei cuori nasce un pianto comune Quanto dolore esige la minima canzone Quanti rimorsi per pagare un’emozione Quanti singhiozzi per un’aria di chitarra Non esiste amore felice. (Luis Aragon)

Ritorno 2

Precipito nel buio? Mi chiedo a cosa pensi, mentre mi guardi. Cosa pensavi stamattina, mentre mi abbracciavi prima di cominciare questa giornata. Mi chiedo se sarò capace di tanto dolore senza urlare. Mi chiedo dove troverò il sorriso che vorrei trovare, lo scherzo, che vorrei trovare. Le parole che vorrei trovare per mettere a tacere il silenzio che in questo momento di impedisce di gridare e vomitare il macigno che sento in petto. Questa volta non dovrà essere il mio troppo facile senso di colpa a farmi muovere. Questa volta voglio che tu stia bene. Che tu possa stare bene dove sceglierai di stare. Con chi sceglierai di stare. Hai mentito, stamattina. "Non sono mai partito". Io so che non sei ancora tornato. Forse non sei mai tornato. Non voglio farti mentire più. Come allora l'istinto è di scoperchiare il vaso. E il desiderio è ancora quello di svanire in una dissolvenza silenziosa. Oggi non scoperchierò nulla. Non cercherò nulla. Mi basta quello che so. Svanire,

Ritorno

I miei occhi decidono di non vedere le dita che si muovono leggere sulla tastiera, il sorriso che ogni tanto ti illumina. Il mio cuore cerca di non cambiare il suo ritmo quando gli occhi dimenticano di non vedere. Il mio pensiero si ripete come mantra: non chiedere, non cercare, non cercare. Devo continuare sulla strada di una leggerezza che mi appartiene poco. Afferrare le tue mani che mi cercano, le tue labbra che mi chiedono, e preservarle da domande che ti allontanerebbero. Questa volta so di non essere abbastanza forte per affrontare la verità. Preferisco il racconto che ci stai narrando, finché vorrai farlo. Ancora una volta è febbraio, il mese più crudele. Ancora una volta tornerà primavera?

Io con Macabea

Siamo tanti e siamo uno. Oppure siamo uno e siamo tanti. Per esempio io sono quella che tutti chiamano con lo stesso nome, poi sono i ruoli che ho scelto di vivere, quelli che mi sono trovata a interpretare; e sono Macabea. Devo dare pensiero, e voce, a ognuna delle anime che mi compongono, se voglio restare intera. E l'ordine rigoroso dei gesti che compongono le mie giornate serve a questo. Ho pensieri da sempre confusi, tenuti a bada da un ordine esteriore che in qualche modo li preserva dalla follia. Stamani il gesto inaspettato di qualcuno che, forse, ha intravisto Macabea nella donna non più giovane intenta a leggere il giornale con davanti una tazza di caffè bollente e un croissant delizioso. Un gesto che non mi aveva mai sfiorata prima, che è stato come una brezza di mare portata fin qui da un vento generoso; come il profumo della neve quando scende sulle montagne qui vicine. Un gesto per cui non posso dire grazie a un volto che perciò mi è concesso di immaginare e, qui