Va tutto bene. Anzi no.

Sul mio balcone i primi segni della primavera. Una violetta che tenta di fiorire, il bocciolo della fucsia, le tartarughe sul loro sasso.
Aspetto anch'io la mia primavera. La cerco nei pomeriggi che si fanno più luminosi, nel tepore del sole che si fa più caldo.
Aspetto tra mille domande che scavano dentro lasciando un vuoto di parole, di paure, di pensieri che non vanno nella direzione che i giorni, densi di richieste, chiederebbero.
I giorni scorsi abbiamo festeggiato A, i suoi anni bellissimi e tormentati, la meraviglia di una gioventù condivisa nel suo esplodere senza riserve.
Fatico a salvare la bellezza di questi momenti e a non contaminarla con la menzogna che indossiamo.
Voglio una dissolvenza che mi porti via insieme a tutto il grigio che mi opprime e che lasci entrare la luce della stagione nuova.
Non è dato chiedere tanto. Nemmeno desiderarlo.
Posso solo resistere e resistere e resistere ancora.
Posso solo fingere, quando il dolore si farà meno devastante (e accadrà, lo so, il tempo non cura, ma rende in qualche modo sopportabile); dire che "va tutto bene", compiere gesti che diranno "va tutto bene".
Va tutto bene.

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