Questi giorni

Quanto può sopportare un cuore? Quante volte può spezzarsi? In quanti pezzi?
Quanto a lungo può battere nel gelo di un tremore incontrollato?
Quanto può resistere al pensiero di un dolore così insopportabile da non volergli dare un nome?
Poi ci sono le notti interminabili d'amore e parole e fughe clandestine in cucina a colmare una fame che non è di pane e marmellata: è di noi.
Poi ci sono le ore a sbirciare il mutare di uno sguardo per intuirne la direzione, la paura di una lievissima sensazione di sollievo.
C'è il sonno abbracciati e il risveglio ancora intrecciato.
Per quanto tempo si può vivere così intensamente da sentire ogni minuto come se fosse l'unico?
Per quanti giorni si può attraversare il lavoro, la casa, gli altri, come se fossero complici di una lontananza che vorremmo annullare per stare solo nel letto e trovarci e ritrovarci.
Quante parole si possono dire pronunciandone altre?
Quanti silenzi si possono ascoltare con l'incredula consapevolezza che vengono compresi?
Un filo sottile sotto i piedi e, più in basso, un vuoto senza fine nel quale precipitare.
Un filo sottile sotto i piedi e, più in alto, un cielo sconfinato dove poter volare.

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