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Visualizzazione dei post da aprile, 2011

Otto!

Un abbraccio che ha unito tutti, ha chiuso la tua giornata. Fatta di sole e pioggia e grandine e ancora sole e ancora cielo piombo e luce incredibile. Fatta di voci giovani come la tua, rumorose come la tua, instancabili come la tua. Fatta di dolci e briciole. Questo giorno ha il tuo profumo buono. Ha la tua curiosità e la tua immaginazione. Questo giorno sei tu. Che riempi i nostri cuori di allegria, che non ci lasci mai soli, che colori ogni istante come un arcobaleno. Che tu sia felice. Sempre.

In viaggio

Quando la leggerezza sarà la mia sola consistenza, allora saprò di aver trovato la mia casa.

Parentesi

(Rotonde e piene. Pasquali, oggi. Circondata di rotondità piene di vita. Ecco la fatica della mia parentesi di oggi. Accogliere il mio vuoto. Il deserto che solo posso partorire. Non c'è risorto, nel deserto. Non c'è pasqua, nella sterilità. Le lacrime a stento trattenute mentre le labbra cantavano inni. Cercare una mano, e stringerla, piccola fra le mie, senza che sapesso di dare la forza necessaria per inghiottire. E poi, nel chiuso di una stanza bianca, sciogliersi un poco. Per poter uscire e sorridere.)

Cartolina-sette-

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Ho aperto la porta rossa e ho trovato ad attendermi la parete nuda che mi aspettavo. Ma in basso, e poi a salire, verso il centro ho intravisto tra la roccia una fessura. Azzura di cielo. Ho chiuso la porta alle mie spalle, mi sono avvicinata a quella striscia di azzurro sottile ed era un passaggio. Credo sia ora di andare oltre. Oltre la nudità che mi porto addosso in mezzo alla gente. Oltre ai vestiti con cui provo a nascondermi. Credo sia ora di andare altrove. Di lasciare questa casetta rossa, magari con la porta aperta pronta ad accogliere un altro viaggiatore. Entrando, dopo di me, troverà fiori appassiti, fogli sparsi e bianchi. Tendine al vento. Io vado, in questo Venerdi' di Passione. Lascio il rosso. Inseguo l'azzurro.

Cartolina-sei-

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C'è una porta, sul retro di questa casa, rossa anch'essa, che non ho mai aperto. So, per esservi passata davanti, che si affaccia sulla parete nuda di uno scoglio basso, che non tocca quasi mai il mare. Uno scoglio mancato. Può una porta aprirsi su di un muro, per quanto sorretto dal cielo? E passarvi davanti, sostare, seduta, sul suo gradino, non è un po' come averla già violata? C'è una porta, nel mio cuore. C'è n'è più d'una, a dire il vero. Ci sono porte che non si aprono perché si conosce il paesaggio che ci accoglierebbe. E a volte è di una bellezza intollerabile agli occhi stanchi, al cuore in affanno, alla mente in subbuglio. Ci sono porte che non si aprono perché si conosce il paesaggio che ci circonderebbe. E a volte è troppo buio, lì fuori, e la nostra lanterna è rimasta senz'olio. Ci sono porte che non sono mai chiuse perché della striscia di luce che lasciano entrare, o del buio che non ostacolano, abbiamo bisogno. Così come del

Cartolia-cinque- La stessa sono adesso

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Dopo l'inverno Non è accaduto nulla. Ho spaccato la legna e la legna diceva della brace Ventidue lettere scritte due arrivate Lo sguardo alla pioggia come il vento la portava sulle mani eppur cadeva Un altro sono adesso (C.W. Aigner)

Cartolina-quattro-

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Nel silenzio piango le mie notti. La luce dalla finestra illumina i contorni di un abbraccio che fatica a sciogliersi. Silezio accoglie le mie lacrime mal raccontate. Silenzio risponde al mio desiderio mal posto. Sbaglio i tempi, le parole, i momenti, le reazioni. Ora. Sempre. Tutto il mare che ho lasciato alle mie spalle, i giorni di acqua e cielo capovolti. Tutto il silenzio leggero di cui volevo riempirmi. Non trovo nulla. Ho abbandonato sotto un sasso il mio proposito di trasparenza e mi sono portata via il sasso, che ora pesa ai miei passi. Non è ancora ora di riprendere il viaggio. Non è ancora il momento di tornare. Prima devo perdermi.

Parentesi

(Leggo. Non le pagine di carta che tra poco mi porteranno via, ma parole sparse in questa rete intangibile. Mi chiedo cosa ci faccia restare qui in tanti, cosa non riusciamo a dirci nei giorni che viviamo, incrociando i nostri sguardi e i nostri passi. Ripenso ai discorsi che provo e riprovo nei miei pensieri e che non avranno mai voce se non scatenata da una tempesta incontrollata. Ripenso alle lettere scritte e stracciate, ai diari di quando ero una ragazzina e che ho buttato per timore di riconoscermi in una foto che non mi apparteneva più. E ripenso a stamattina. Quando ho raccolto un foglio gettato per i miei stessi identici motivi di un tempo e che appartiene a te, che vorrei fermare in una foto, e che posso solo accompagnare nel tuo tempo. E ripenso a ieri notte. Al gioco. E allo strappo che segue l'abbraccio e che mi fa sentire incapace di dire. E penso al buio che mi copre. Leggo parole che altri hanno scritto perché io potessi trovarle per caso. E penso alle mie p

Cartolina-tre-

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Acqua. Intorno e dentro. Come in un grembo materno. Mare e cielo non hanno più orizzonte. Uno il colore, una la consistenza. Come nel ventre materno i rumori arrivano attutiti, morbidi. Una sola macchia, rossa come il sangue che dà la vita. E mi fermo qui, in questo rosso dai confini certi, a cercare i miei confini e a riportare i desideri dentro il giardino che avrò.

Cartolina-due-

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Sole sulla pelle. Cerco di scaldare anche il cuore. Sento il vuoto del viaggio, il rumore di fondo, le voci, gli uccelli. E un silenzio che circonda solo me, come se mi muovessi dentro una bolla: posso vedere senza essere vista, sentire senza essere udita. Anche amare senza essere amata? Voglio tornare con la pelle nuova, di un colore che non possa sbiadire nei miei inverni.

Cartolina-uno-

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Oggi sono qui... Immaginavamo navi come le stimmate del mare – immaginavamo navi come steli di fiori marini e vette di mare in terra – immaginavamo il rumore dell’isola, il mare che batteva come una fontana alta e la terra era impregnata e dolce e senza dolore – e certamente questo immaginare era tornare al paradiso per la strada aperta dalle parole e i corpi si muovevano tenui e disumani come se il mondo dovesse ancora venire. Se tu parlavi io vedevo l’isola dove i morti chiariscono corpi fatti di rami e fili d’erba, stanno seduti con il sole in faccia sulla

Macabea non esiste

Il caso ha voluto che per alcuni giorni non mi fosse concesso fermarmi da queste parti. E' stato un bene. O forse no. Il caso ha fatto partire Macabea per un breve viaggio e ora lei non sa se vuole tornare. Forse Macabea ha deciso di restare nell'altrove che occupa un angolo del suo cuore e del suo pensare. Forse ha compreso che non ci sono altri luoghi, altri altrove per lei. Che il solo abbraccio che la possa tutta contenere è il suo. Per quanto piccolo. Esistono strade lontane e mille incroci possibili. Non sono per lei. Esistono spalle leggere capaci di portare pesi ingombranti. Non sono le sue. Macabea rischia di restare schiacciata dalle assenze, dai silenzi. E allora è forse un bene che parta. Per restare dove è sempre stata. Da qualche parte, lì, in fondo al suo cuore. (ps. Macabea è però ostinatamente aggrappata a un sorriso. E forse il sorriso cui non vuole rinunciare e che prova a indossare ogni mattina la farà tornare...)