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Visualizzazione dei post da luglio, 2018

Nessuno ascolta

Toccare la propria inutilità. Potrebbe essere motivo di serena accettazione per aver concluso il proprio compito. Potrebbe essere occasione per sedersi e semplicemente guardare l'altrui andare. Potrebbe essere così se dall'altra parte non ci fosse un amore che non so amare, a quanto pare; se non ci fosse un cammino accidentato che non so spianare. Mi hai colpita ancora una volta con mira da cecchino che spara a occhi chiusi per non vedere l'enormità di ciò che colpisce. Puoi farlo solo tu. Fragile e insicura e determinata in un racconto che puntelli di certezze che racconti ma non possiedi. Mi hai colpita e lasciata a terra ferita di una ferita che non so guarire e che tu non vedi nemmeno, persa come sei nell'egoismo salvifico dei tuoi anni. Mi hai abbattuta colpendo altre ferite non ancora guarite, il mio senso di colpa per l'incapacità di essere altro da quella che sono, il mio sentire che tutti questi colpi, l'indifferenza, la lontananza che si fa rifiu

La trasparenza

Mi svesto piano, accanto a te che leggi. Non ti accorgi della mia studiata lentezza, perso tra parole che ti portano lontano. Cerco il tepore in queste notti estive insolitamente fresche. Trovo un sonno profondo e invincibile. Ho desiderato a lungo la dissolvenza. Ho trovato la trasparenza. La mia.

Magliette rosse

Li prende il mare, così piccoli che sembrano pesciolini. Rossi, come le loro magliette scelte da madri che sperano, così, di dar loro una possibilità in più di essere salvati. Li prende una mano sconosciuta, così piccoli, e li rinchiude in gabbie, lontano dai genitori, circondati da parole che non comprendo e dal pianto spaventato di chi quell'orrore lo sta ancora vivendo. Sono bambini. E muoiono per la nostra indifferenza, per mia indifferenza. Notizie da scorrere via veloci, subito prima di baciare i nostri, di figli. I nostri figli sudati di estate e loro, i nostri figli bagnati di un mare che ce li doveva affidare e che noi abbiamo respinto. I nostri figli che gridano nei centri estivi e loro, i nostri figli rinchiusi lontano per non sentirne le grida di terrore. I nostri figli sporchi di sabbia per i giochi senza fine delle giornate al mare e loro, i nostri figli sporchi della nostra indifferenza. Porto sulla coscienza la morte di ciascuno. E' un peso che portia

Nel frattempo...

...capita che passi oltre un mese. Un mese che ha visto la fine di un anno di scuola tormentato, un viaggio tutti insieme, l'arrivare della stagione calda che  sembra essere clemente. Un mese di fatica e preoccupazioni. Un mese di gioie e soddisfazioni. Un mese com'è la vita, sempre. ...capita di navigare a vista. Come succede ormai da un tempo forse un po' troppo lungo, perché sarebbe il momento di concedere un po' di bonaccia alle nostre vele fruste. ...capita di attendere. Gli abbracci di chi solo in estate di può abbracciare. Le chiacchiere con chi solo in estate si può incontrare. ....e capita di deludere le attese. Di chi quest'estate la passerà con un libro di scuola sempre in borsa, perché quel libro (più di uno, veramente) non l'ha aperto abbastanza durante l'anno e forse non ha ancora ben capito cosa voglia dire trascurare, lasciar perdere, rimandare. ...capita di aver capito cosa si sarebbe voluto fare nella propria vita. E anche se ormai