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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

Resto qui.

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Come ci si sente a leggere messaggi colmi di stima e di affetto dedicati a te e destinati al mondo? Non saprò mai cosa voglia dire riceverne uno. So che a leggerli, per quanto lucidamente si sappia della falsità del linguaggio social, una puntina di mancanza (e d'invidia) in fondo al cuore si sente. Perché invece noi ascoltiamo sempre i propositi che ci vedono lontani da te. Non vedi l'ora di andartene, di vivere da sola, di allontanarti il più possibile da noi. Fa male. Un male che non ha giustificazione. Un male per il quale non so trovare le radici e nemmeno la cura. Mi sento rifiutata da chi amo di più al mondo.  Mi sento come una zavorra al tuo presente e al tuo futuro.  Nessun gesto d'affetto che non sia dettato dalla disperazione di un momento e che subito viene ricacciato indietro, nel buoi più ostinato, quando la disperazione viene consolata da una carezza, da un sorriso, da una risata. Nessuna parola che abbracci il cuore. Nessun abbraccio. Nemmeno di

Veleno

So di essere ancora intossicata dal veleno cattivo che mi hanno somministrato con accurata consapevolezza per anni, quando devo anche solo attraverso una tastiera, sfiorare le loro giornate. Le mie mani tremano ancora, non come allora, ma ancora. Il mio cuore batte ancora troppo forte per poter respirare. Non come allora, ma ancora troppo forte. So di essere ancora in pericolo quando ricevo risposte elusive o che sottintendono una mia malafede: perché la cattiveria e la malafede sono in chi guarda, in chi ascolta. So di essere ancora intossicata quando sogno incubi che mi riportano a giorni ancora troppo prossimi per essere passato. Non so quando e se finirà. E sono stanca.

Esercizi di piccola felicità. 7

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Primo giorno di liceo. "Mi accompagni a scuola? Fino al cancello? Almeno il primo giorno..." Sarà l'ultima volta che me lo chiedi? Conservo questa mattina tra i ricordi più cari.

Aspetto

Capita di aspettare una voce, una riga scritta, un gesto, un abbraccio. Io aspetto tutto, sempre. Aspetto esercitando la pazienza, talvolta il rancore, altre la tristezza della mancanza, a volte il desiderio. Aspetto e ascolto. Il silenzio di chi non si fa trovare, di chi non arriva, di chi non prova a rompere il mio, di silenzio. Aspetto e non spero, perché sperare fa male anche alle attese più piccole. Aspetto e non spero più. Aspetto che torni la speranza dell'attesa.

Esercizi di piccola felicità. 6

Oggi mi sorrido con tenerezza indulgente.

Parole e silenzi

Così trasparente il valore delle parole che leggo, che il desiderio di scrivere è solo per dire "taccio". Incontro frasi, versi, che raccontano meglio di me quello che sento. Sono scritte da persone lontane nel tempo e nello spazio, con le quali sembro condividere nulla. Eppure scrivono per me e danno voce ai miei pensieri e li riordinano e salvano. Quale dono può competere? Quale consolazione? Non c'è più solitudine che questa, forse, ma è solitudine colma.  Perché continuo a scrivere, allora? Soprattutto per non dimenticare che non sarò mai sola finché i miei occhi troveranno abbastanza luce per leggere. "Io mi unisco al silenzio io mi sono unita al silenzio e mi lascio fare e mi lascio bere e mi lascio dire" (A.Pizarnik)