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Visualizzazione dei post da gennaio, 2007

Inutile nervosismo

A volte mi domando cosa ci faccio e come sono finita proprio in quell'ufficio. Essere lì è la vendetta al mio eterno proposito "lì? Mai!". E la vendetta me la sono meticolosamente costruita da sola. Come sempre... E' stata una mattinata pesante più di un macigno. E non tanto per un lavoro non particolarmente interessante (si riuscirebbe quasi sempre a trovare un perché); e non è per la collega con le paturnie più veloci delle spinte che Alice riesce a dare alla sua altalena; sono io. Non riesco ad aggredire se vengo aggredita. E la non aggressione è interpretata come quasi ammissione di colpa. La mia posizione lì dentro, se fossi più sicura, mi consentirebbe di mettere a tacere certi atteggiamenti antipatici, più che ostili (come mi viene ricordato quando mi lamento: "pensa che puoi licenziarla"; non è esatto, ma è pur sempre un tentativo di consolazione...) o, almeno, di assumere un'aria di superiore indifferenza. Invece, perchè mi sento

sala d'attesa

Mi domando cosa ci faccio io in quella piccola sala d'attesa, con il mio libro che resta chiuso sulle ginocchia perché sono occupata ad impedire a Chicco di mangiarsi tutti i biscotti e perché anche gli altri bimbi non sono proprio tranquilli.Cosa ci faccio qui, dove nessuno viene solo, dove le chiacchiere coprono la musica delle classi. Mi trovo ad origliare frammenti di discorsi che ovviamente non comprendo e ad immaginare vite che non conosco e che mi sfiorano senza vedermi. Come sempre mi sento timida e nel posto sbagliato. Non sono necessariamente donne belle; non hanno una conversazione particolarmente brillante. La loro agiatezza viene mostrata con mal celata noncuranza. Si muovono disinvolte, a proprio agio con il loro corpo, i loro abiti e le loro mani. E' il loro essere "uno" che invidio. Io mi sento sparpagliata, sfaccettata e, a volte, raccattata alla benemeglio...Arrossiranno mai? Penseranno mai di non aver niente di interessante da dire? S

Domande

Da dove viene questo mio pressante e costante e devastante senso di colpa per ogni respiro? E perché desidero tutto e non merito niente? E la mia incostanza? E perché ho smesso di salvarmi rifugiandomi nel mio mondo parallelo: dov'è finito? Perché non so chiedere aiuto? Non so esprimere le mie idee con la chiarezza che sento nei miei pensieri? Perché dico cose tremende ad Alice e poi la ricopro di tenerezza? Perché non so scegliere un regalo per me? Non oso esprimere i miei desideri, dire che anche a me piacerebbe...? Perché non sento più il mio corpo? Non so chiedere e dare carezze e ne ho bisogno come dell'aria? Non so dare e trovare un abbraccio? Cosa c'è di così incredibilmente sbagliato in me da non avere un'amica che viva a meno di duecento chilometri? Perché non dico che il lavoro che faccio mi fa schifo? Chi mi tiene qui sono i bimbi: non sopporterei saperli crescere con altri che non sono io. Sarò una mamma terribile, lo sono. Ma li amo molto e mi sento amat

Anno nuovo vecchi propositi

Anno nuovo e vecchi propositi. Per prima cosa ho rinunciato a Modena. Definitivamente. Sono scaduti i temini e va bene così. Poi ho buttato tutti i fogli imbrattati dalla mia amara solitudine. Non voglio che di me rimangano, nella vecchiaia, solo ricordi dei momenti di sconforto. Un tempo scrivevo molto di piu', anche quando la gioia era trabboccante e indescrivibile, ma ero giovane e credevo ancora moltissimo nei sogni; adesso fatico a scrivere anche quando sono triste o arrabbiata: fatico a credere anche al quotidiano. Infatti il terzo proposito era non scrivere piu' niente che mi riguardasse, lasciare che tutto si sciogliesse e diventasse cenere. E invece sono ancora qui. Ho programmato un rigoroso piano di riordino casalingo. Si parte dalla camera dei bimbi, travolta dalle feste, poi la mia camera (perché martedì ricomincia la piscina e non avrò molta energia), il bagno, la cucina e infine soggiorno e corridoi. Finirò la mia scatola di pillole e poi mi prenderò una pausa.