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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

Siediti, riposa. ci penso io.

Un giorno privo di luce che vorrei passare raggomitolata dentro un libro che porti altrove i miei pensieri. Ho i piedi freddi e gli occhi stanchi. Penso che non rinuncerò alla mia passeggiata, sotto l'ombrello e con scarpe capaci di tener fuori l'acqua. Forse. Ho bisogno di stancare il corpo per non sentire la fatica del pensare. L'inadeguatezza delle mie risposte alle domande di chi mi è accanto è talmente imbarazzante che la fuggo e mi nascondo. Non so come alleggerire i pensieri e lo sguardo della mia mamma, né come risolvere i labirinti intricati di mio padre; non so come riannodare il filo d'oro con mio figlio, che cresce troppo in fretta e che è così fragilmente confuso; non riesco, se non in maniera scostante, a tenere tra le braccia mia figlia in modo che sappia che ci sono sempre e incondizionatamente; non ho le parole e i gesti per accogliere mio marito, le sue fatiche e il suo immenso pensiero. Non ho risorse nemmeno per tenere in piedi i miei giorni, come

Invisibile

L'invisibilità mi accompagna da sempre e quando penso di aver in qualche modo raggiunto concretezza nei giorni di qualcuno che non dipenda da me, una parola non detta o pronunciata di fretta, uno sguardo altrove da me, mi ricordano chi sono e qual è il posto che occupo in quei giorni. "....E, forse, unico diletto: con le dita  di Bach sfiorare l'organo senza turbare l'eco. Disfarsi senza lasciare cenere  per l'urna. ... Nel tempo come nell'oceano insinuarsi - senza allarmare le onde..." (Marina Cvetaeva)

Qui ora

Capita che si chiudano strade ai ragazzi che vanno a scuola a piedi o in bici, per favorire il traffico automobilistico. Capita che si annullino manifestazioni culturali perché ritenuti non in linea con il nuovo pensiero. Capita che non si presenzi a eventi in ricordo di memorie che alcuni vorrebbero dimenticare. Capita di ascoltare i propri vicini di casa, i propri colleghi, talvolta i propri famigliari e amici, pronunciare con disinvoltura messaggi di violenta opposizione a tutto ciò che ritengono non consono a una loro idea di Città o di Paese. Capita nella mia città, medaglia d'oro alla Resistenza, per la prima volta con una giunta di destra. Fatico a comprendere e non riesco ad tacere a non fare quanto nelle mie poche possibilità. E non basta osservare e serbare memoria di questi giorni senza luce, cercando così di non ripeterli in futuro. Non basta la resilienza del rispondere con parole luminose e gesti di quotidiana normalità ai divieti. Servono parole scandite e unit

Rivoluzione

Pensieri e parola non sempre combaciano. Spesso, molto spesso, non si trovano le parole esatte a definire ciò che pensiamo. Spesso, molto spesso, sembra che il nostro pensare sia troppo veloce per darci modo di trovare e scegliere quelle parole; altrettanto spesso sembra che le parole sfuggano e vengano pronunciate ancor prima di essere pensate. Abusiamo delle parole e sappiamo tacere poco. Esprimiamo un'opinione su tutto. E ci poniamo poche domande. Da un po' di tempo rifletto su come scelgo le parole che pronuncio. Io, che dico di amarle, quanta cura dedico alla parola che scelgo di dire, che rivolgo ai miei figli, a mio marito, a un'amica, a chi incontro per caso? E quali sono le parole che ascolto e mi consentono di restare in equilibrio tra giorni di parole urlate, sporcate da un uso improprio, sparse a casaccio come non avessero peso? E quali sono le parole che scelgo di tacere o di non ascoltare? Mi chiedo quali parole decido di custodire e lasciare ai miei figli.

Piccoli esercizi di felicità quotidiana. 28

Cose vuole dire essere amiche? E qual è la sottile linea che separa la conoscenza da un'amicizia? Qualche sera fa ho condiviso confidenze, chiacchiere, pettegolezzi, risate e domande esistenziali con due donne che non avrei definito amiche, ma nemmeno conoscenti, prima di quella cena. E ora? E quanta meraviglia c'è in questo saper condividere con profonda leggerezza tanta parte di noi? Sapendo, a pelle, di poter contare sull'accoglienza dell'ascolto: divertito e attento e discreto. Quanto mi mancano le amiche che ti accompagnano da sempre lungo la strada? Moltissimo. Un vuoto incolmabile. Quanto sono grata di aver imparato ad accogliere gli incontri adulti, a fidarmi del mio intuire, a fidarmi delle donne che ho casualmente incrociato, con cui percorro sentieri differenti con passi differenti e sempre la stessa curiosità? La disciplina che mi impongo in queste settimane non mi appartiene. Mi è però necessaria per restare in equilibrio e pensare di avere abbast

Pensieri in punta di dita

Solitamente accade il contrario: tu guardi al mondo, io al particolare. Ma l'altra sera tu hai letto la storia del poeta, della sua poesia, hai notato la parzialità e le omissioni; io ho letto la storia della moglie, della donna e, con lei, di tutte le donne forse fraintese. Mi chiedo quanto il fraintendimento fosse in buona fede. Non nel film che abbiamo visto, ma nella storia delle donne. E mi chiedo quanto ancora resista questo fraintendere. Forse Vivienne Eliot  soffriva davvero di un disturbo mentale, ma resta la possibilità che soffrisse invece di uno squilibrio ormonale. E proprio gli ormoni e quanto siano parte di noi, mi continua a far pensare. A casa mia, il ciclo è stato una cosa inevitabile da considerare poco o niente: hai mal di testa? Reagisci. Hai mal di pancia? Reagisci. Sono stata fortunata, perché ho dovuto reagire davvero poco, ma non credo sarei stata molto compresa se fosse stato diverso. Una mia amica (la cui nonna raccontava di una sorella rimasta inc

Un passo di lato

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Un passo di lato consente di osservare senza troppa invadenza. E' quello che mi sono ripromessa di fare con i miei ragazzi che prendono il volo e vivono i loro anni affacciandosi al mondo. Sono i loro giorni, quelli che osservo. Un tempo, il loro, che comprendono non essere il mio. Che mi insegna la fiducia paziente dell'attesa. Che mi colma di tenerezza, di timore, di stupore per questo loro crescere senza che io ne abbia altra parte se non quella di nutrirli d'amore. Sono i loro giorni, i loro anni. Non mi resta che guardarli con le loro piccole valige (perché i ragazzi sanno viaggiare leggeri anche nell'animo); non mi resta che ascoltare le loro voci felici al telefono (perché magari le parole sono poche, ma la voce è ricca di sfumature colorate); non mi resta che essere fiera della loro richiesta di autonomia (e frenare sulle labbra le millemila raccomandazioni che il cuore vorrebbe pronunciare). Un passo di lato, non un passo indietro. Perché devono trovarci