Siediti, riposa. ci penso io.
Un giorno privo di luce che vorrei passare raggomitolata dentro un libro che porti altrove i miei pensieri. Ho i piedi freddi e gli occhi stanchi. Penso che non rinuncerò alla mia passeggiata, sotto l'ombrello e con scarpe capaci di tener fuori l'acqua. Forse. Ho bisogno di stancare il corpo per non sentire la fatica del pensare. L'inadeguatezza delle mie risposte alle domande di chi mi è accanto è talmente imbarazzante che la fuggo e mi nascondo. Non so come alleggerire i pensieri e lo sguardo della mia mamma, né come risolvere i labirinti intricati di mio padre; non so come riannodare il filo d'oro con mio figlio, che cresce troppo in fretta e che è così fragilmente confuso; non riesco, se non in maniera scostante, a tenere tra le braccia mia figlia in modo che sappia che ci sono sempre e incondizionatamente; non ho le parole e i gesti per accogliere mio marito, le sue fatiche e il suo immenso pensiero. Non ho risorse nemmeno per tenere in piedi i miei giorni, come