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Visualizzazione dei post da novembre, 2018

Porte chiuse

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Da alcuni giorni sbatto contro porte chiuse che pensavo aperte e il dolore, per l'urto inaspettato, sta rendendo i miei pensieri ancora più ingarbugliati del solito e i miei giorni più tristi. Penso alle occasioni di ascolto perse, all'incapacità di comprendere una richiesta di aiuto, agli incontri mancati. Sono stata colpita da disattenzione superficiale e da un'aggressività inaspettata e ne sono uscita delusa, nel primo caso, ferita nel secondo. Forse ho scelto le parole sbagliate, i gesti sbagliati. Ho acconsentito a fraintendimenti che mi lasciano più sola e anche più disillusa. Perché l'errore del mio ottimismo a oltranza è anche questo crederci e fidarmi: per quanto mi possa ripetere che ci si salva da soli, ci si regge da soli, la verità è che ho necessità di presenze che affianchino il mio cammino. E io? Riesco a essere compagna di viaggio per qualcuno? C'è qualcuno che mi chiede di essere sua compagna di strada? Incontriamo tanti volti, tante storie

Piccoli esercizi di felicità quotidiana. 15

Imparare a bastare a se stessi. Perché non è vero che nessuno si salva da solo. E' bello avere una mano da stringere. E' necessario sapersi abbracciare da soli. Imparare a regalarsi minuscoli gesti di egoismo. Una focaccina golosa, solo per me; un pomeriggio di piccoli acquisti inutili per riempire casa di umore frivolo. Imparare a filtrare quello che entra nei nostri pensieri e a tener fuori tutto il resto. Imparare che se la propria voce rimane inascoltata, la perdita è di chi non sente. Imparare a non regalarsi a chi non merita il dono che sappiamo essere.
Sono molto triste. Una grande tristezza mi ha avvolta, pochi istanti dopo l'ultimo post. Ci sarebbe necessità di un altrove concreto, per uscirne. Mi sono fidata di un ruolo e ho pensato di potermi concedere la sincerità. Ho sbagliato e ora sono un po' più vulnerabile e mi sento anche decisamente stupida. L'età dovrebbe insegnare la diffidenza attenta. A me sta portando l'urgenza della sincerità e il desiderio di cammini condivisi. E' che non mi rassegno a questa solitudine che è la vera compagna, da sempre, del mio andare. E' che non imparo a non illudermi. Non voglio imparare. Sono molto triste perché non era stato facile dire: ho bisogno di aiuto e lo chiedo a te. Sono molto triste perché ho bisogno di aggiungere presenze e invece mi sembra di perderne soltanto. Sono molto triste per la mia incapacità di chiedere e raccontarmi e lasciarmi accogliere e, evidentemente, anche di accogliere. Sono molto triste. E vorrei anche piangere un po', non fossi

Altrove

Mi affido e chiudo gli occhi.  Sono altrove. Ecco cosa mi consente di affrontare la salita pur con il fiato corto di queste settimane. Mi racconto un altrove per tornare qui e sorridere.

La vita delle ragazze e delle donne. Alice Munro

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Pensieri e destini

"Non pensare che non ti pensi" "Che strano destino consumarsi senza consumare" Pensieri tra loro lontanissimi per appartenenza, umore, significato. Pensieri comunque sovrapponibili e che mi sono stati affidati. Non so bene dove porli, tra i miei. Per ora restano lì dove sono caduti. Se hai il dubbio che possa pensare di non essere tra i tuoi pensieri, sei consapevole del tuo silenzio e della mia attesa. E quando il silenzio e l'attesa si incontreranno, questo dovrà essere in qualche modo superato, per trovare un possibile percorso. Di chi è il destino di consumarsi senza consumare? E cosa consuma? E se non consuma, cosa può far germogliare? Ecco, questo chiederebbe una tazza di cioccolata bollente e un lungo pomeriggio di chiacchiere. E' un lunedì freddissimo, oggi, e un po' grigio. Freddi e grigi sono anche i miei pensieri scombinati e lenti. Sono fredde le mie mani. Aspetto. Ma non sono sicura di aver abbastanza pazienza.

"Chiedi a sarà dato". Ad altri. Non a te.

Macroscopica la mia incapacità di chiedere. Eppure in questi anni credo di aver fatto enormi passi avanti sulla strada del chiedere aiuto. Nonostante questo manca, evidentemente, ancora qualcosa che non riesco ad afferrare se sono ormai settimane che attendo una risposta a una richiesta esplicita di ascolto e bisogno. Non che ne sia sorpresa, ma delusa sì. Se nemmeno chi per scelta di vita fa del prestare ascolto e accoglienza riesce a dare risposta alla mia domanda, allora non posso che prendere atto del mio essere da sola con le difficoltà che porto nei giorni. E' questo, temo, quello a cui non riesco a rassegnarmi. La solitudine nella fatica. E per quanto la racconti, per quanto cerchi di condividerla, evidentemente non lo faccio con voce e parole che consentano di essere comprese. Fa male.

Della bruttezza delle mamme

Mi pare di comprendere il motivo per cui A. si sente spesso un pesce fuor d’acqua.  Non può che essere così, se anche io mi sento completamente fuori posto tra questi genitori sempre aggiornatissimi su tutto quello che accade in classe, sui programmi delle varie discipline; tra queste madri che non possono evitare di ricordare l’ingiustizia subita da una figlia per un 9- che doveva essere 10, non fosse stato per l’arroganza incompetente di un insegnante; tra queste madri che prima dei colloqui con i prof studiano i programmi delle varie materie per sentirsi pronte a difendere i propri figli casomai venissero segnati errori discutibili nelle verifiche in classe. Ascolto volentieri e spesso sorridendo i racconti polemici, divertiti, ansiosi, preoccupati, nervosi o ridicoli che i nostri figli condividono a casa. Talvolta non li comprendo, tanto mi sembrano lontani dai miei ricordi scolastici. Altre volte mi fanno sentire decisamente contenta di aver chiuso quella parentesi; altre a

Lunedì

Oggi non c'è tempo per nulla. Solo una lunga corsa verso la sera, quando arriveranno parole condivise intorno a un libro comune. In tutto questo la parentesi di una piccola, grandissima, bella notizia.

L'arma della miopia

E’ una miopia che subito non si nota. Sembra più distrazione, dimenticanza. Addirittura può sembrare uno sguardo talmente elevato da suscitare ammirazione. Invece è una scelta: di non vedere, non sentire; non toccare ma lasciarsi toccare, se questo porta a riempire la mano. E’ raccontarsi come prudenti e protettivi. L’inganno si svela lentamente. Quando l’attesa diventa una delusione ripetuta; quando si smette anche di aspettare, ma non si rinuncia a una possibilità di sorpresa. L’inganno si svela lentamente e con un dolore sordo di cui ci si vergogna anche un po’. Sembra di non avere abbastanza strumenti per capire. S’inverte l’onere della prova. Il risultato è la rassegnazione a un silenzio che aggira il conflitto; una distanza che porta con sé una grande e irrimediabile stanchezza. La meta diventa allora il non cedere, il perseverare nella propria ipermetropia proteggendola dal contagio cercando di diventare contagiosi. Ma è impossibile vincere questa guerra. Meglio co

Libro parlato

Da qualche settimana leggo ad alta voce per un’ associazione a favore di chi, ipovedente o con altre difficoltà di lettura, non può farlo autonomamente. Ho dovuto vincere un po’ di timidezza per registrare le prime pagine e poi farle ascoltare per capire se potevano andare bene.  Ho dovuto imparare a riconoscere la mia voce registrata, che non è la voce che sento quando parlo né tanto meno quella che sento mentre leggo per me soltanto.  Ho dovuto cercare un tono di voce più alto e meno veloce di come solitamente parlo.  Sto ancora imparando. Leggo e vivo la fatica del pronunciare.  Noto i refusi che nella lettura silenziosa sfuggono grazie all’incredibile correttore automatico che è la nostra vista (e il nostro cervello).  Mi rendo conto di quanto siano importanti le virgole. E le pause. Leggo ad alta voce e mi sembra di riscoprire il silenzio. Lo spazio vuoto tra un paragrafo e l’altro, tra un punto e il capoverso successivo. Silenzi da riempire di immagini senza par

In pensieri, parole, opere e omissioni

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Avevo scritto un post per venerdì. Una dimenticanza e quelle parole sono rimaste non dette e poi superate dai giorni lenti di una breve vacanza. Ho pensato a lungo se pubblicarlo ugualmente, perché in fondo sono parole che torneranno presto vive nel mio quotidiano: per ora sono solo nell'ombra, non cancellate. Poi ho scelto di aspettare che siano loro a spingere per trovare voce qui, in questo soliloquio meno cupo del mio consueto parlottare piano sotto la doccia. I giorni lenti hanno portato molti pensieri. Ho pensieri che non posso controllare; che mi portano dove decidono di portare la mia mente; che mi regalano pause da un quotidiano faticoso e che mi consentono di tenerlo in equilibrio, questo quotidiano. Sono pensieri che mai avrei il coraggio di pronunciare. Pensieri potenti che mi consentono di mantenere netta la distinzione tra il qui e l'altrove proprio perché impossibili nel loro concretizzarsi. E' una sensazione fortissima. Non è sogno. Oppure è sogno con