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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

Vegliare

"... sai che tutto, tutto si forma e splende nell’aperto, nell’alto, o per stipati piccoli inizi si consuma un sole." ( R.Rossi Precerutti)   Ripeto ad Alice di aver cura dei suoi sogni, di non rinunciarvi mai, di pensarli tra i suoi beni più preziosi. Le ripeto che ancor più del loro avverarsi è, forse, importante la strada che si sceglie di percorrere per realizzarli. Le dico che scegliere quella strada è libertà e impegno. Lo ripeto a questa ragazzina che a volte mi somiglia in modo preoccupante. Stamattina un pensiero. Le sto insegnando a soffrire?

Penso

Sempre, quando la pioggia e il buio lasciano posto a cieli come quello di oggi, mi torna in mente Rodari: "Dopo la pioggia viene il sereno, brilla in cielo l'arcobaleno..." La cantavamo con i bimbi e sembra passata un'eternità. Penso alla pioggia che mi porto dentro, alla fatica nel trovare un arcobaleno che sappia resistere. Penso alle mie braccia spalancate per tenere l'equilibrio su questo filo sospeso. E alle piccole gioie che, concentradomi sul non cadere, rischio di perdermi. Oggi la mattina e' stata lieve. Accarezzo allora il mio buon sentire e vado a condividerlo con chi tenta di comprendere le mie nuvole. Penso poi alla strada da fare che sembra troppa, che sembra non finire mai. E alle mie scarpe nuove fino a poco tempo fa. E mi chiedo se gliela faranno. Penso all'acqua che insegue i miei sogni e che mi lascia esausta. E al cioccolato. Che coccola le mie labbra. E anche a te.

Senza possibilità di andare

Sento ogni parte del mio volto, immobile in un'espressione di stanchezza brutta. Sento l'incapacità delle labbra di sollevarsi a sorriso. Sento gli occhi che temono il buio che precede il sonno e resistono alla pesantezza gonfia delle palpebre. Piove. Da ore, ormai. Sento i miei pensieri calpestati, la mia incapacità ingigantire. Sento la consapevolezza che è quello che ho costruito o, forse, che non ho costruito. Stanca di un'inutile fatica, recito a memoria il risario dei momenti mancati. E non sento più quell'altrove che mi dava ossigeno sempre per un passo ancora, per un passo in più. Come se camminassi a vuoto, in cerchio, senza una partenza e senza un arrivo. Ieri notte dicevo di sentirmi in un buco. E di pensare che non c'è via d'uscita, da questo buco. Posso solo venirne espulsa. In ogni caso farà male. Rivoglio il mio altrove, il mio ostinato ottimismo e Macabea. Rivoglio la mia fantasia, i miei desideri e i miei sogni. E me.

Via

E quando una stanza in cui rifugiarsi o dichiarare guerra non c'è? Quando non ci sono pareti nemmeno da inventare? Quando si ascoltano storie di fughe metaforiche e si vorrebbe una fuga vera, ma capace di portarsi dietro la piccola parte di questo mondo che sta nel mio cuore? Quando si vorrebbe un sonno senza sveglia, senza tempo, pieno solo di vuoto da riempire di luce e gesti lenti? Quand'è così si passa un pomeriggio al primo concorso di danza di una ragazzina emozionata, si ripete la promessa dei lupetti, si bisbiglia un desiderio di vacanza, si pensa all'eventualità di un nuovo cambio di quotidinità. Quand'è così non si riescono a leggere che poche pagine, si sogna di nuotare in una piscina improvvisamente senz'acqua, in attesa di capirne il motivo; ci si muove, perché a fermarsi si può scoprire di non essere abbastanza forti. E di avere paura che nulla cambi.

Gnibbom

Immagine
La rabbia ti si appiccica addosso, non ti lascia, morde allo stomaco e al cervello. Consuma i pensieri e rende spigolosi i gesti. La rabbia quando sale piano, arriva a possedere i tuoi giorni e il tuo tempo. Mi sta accadendo. E non mi appartiene. Non mi appartiene questa inutile guerra di trincea che non voglio combattere. Cambio stanza. E se questo vuol dire dichiarare guerra, almeno che sia a viso scoperto. E per fortuna che c'è la poesia... Vieni! I tuoi occhi sono cieli stellati. I capelli il velo crepuscolare della tarda sera, i tuoi capelli! Il tuo respiro – fresco, di fanciulla, è il fresco alito del sud che dà vita, uno zefiro addormentato in mezzo ai fiori. Vieni, morta e fredda è la giornata. In questa notte di luna, coi capelli sciolti, china

Una stanza tutta per te

Non ho porte da aprire su quattro pareti tutte per te. Posso inventarti un angolino, due scaffali da riempire di libri e speranze. Posso prendere per mano il tuo desiderio perché non svanisca. Posso inventarti quattro pareti che non ci sono. E i tuoi muri, senza mattoni, tu li puoi colorare di sogni e fantasia. (C'era così tanta gioia nella tua voce, così tanto amore nel tentativo di F di accontentarti...Così tanta gioia per una così piccola cosa che il mio cuore stasera vorrebbe essere la stanza che vorresti per te...)

Corro

Il tempo del presente è fatto di corse senza fine che sembrano al rallentatore. Non hanno la soddisfazione del respiro veloce e a pieni polmoni di quando si arriva, perchè sembra non si debba arrivare mai. Allora sarebbe il caso di alleggerire la corsa. Di lasciar cadere ciò che la rallenta. Se riuscirò a correre scalza, vestita di poco, magari per mano a qualcuno che corre appena più veloce di me e accanto a qualcun altro di appena poco più lento, allora, magari, un giorno la corsa finirà. Oppure potrebbe iniziare a piacermi, questa corsa. Il tempo del futuro non ho abbastanza fiato per immaginarlo. Per ora. Mi sto allenando.
La difesa impossibile da superare: non sentire, non vedere, non cogliere.

"Ho paura di vivere in qualsiasi posto, se non nell'illusione"

La tisana che prova a scaldare le mie mani profuma di fiori d'ibisco. Sarà per il colore, ma mi fido. Troppo presa dai giorni, mi dimentico di sedere e perdermi nelle volute dei mie pensieri che a volte credo ordinati, visto che non ho il tempo per confonderli. Eppure sempre più ho la sensazione che sia questo il "tempo perso". Questo non riuscire a fermarsi e invece correre, correre sempre non avendo neppure la possibilità di dimenticarne la ragione. Cito a memoria, con possibilità di errore, la frase del libro chiuso da poco. Leonard Cohen, Il gioco preferito. Un libro di frammenti, come la memoria. Un libro di frammenti disordinati come tanti pensieri che si accavallano e non si confondono. Forse il vero unico limite del romanzo è l'ingombrante presenza del suo autore, l'inevitabile sovrapposizione di Lawrence e Leonard. Per il resto sono pagine che si leggono con gli occhi chiusi perchè le parole sembrano immagini. E poi. L'amore come formazione