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Visualizzazione dei post da luglio, 2010

Agosto

Quale abito indossare? Li raccolgo i capelli? Incertezze come la prima volta e, in qualche modo, come sempre. Stamattina mi e' parsa lunghissima. Poca voglia di fare, di depennare dalla lista le differenti incombenze che mi separano dalle vacanze. Stamattina, come ieri pomeriggio del resto, la mia solitudine antica e futura è stata la sola compagna delle mie ore. Ho fatto un test. Per cancellare un pensiero che non mi lasciava e che mi teneva in bilico. Il risultato mi ha lasciata sospesa: sollievo o tristezza? "Ragione o sentimento"? Ho comprato cose: libri per me e per altri, un paio di occhiali da sole che però detesto portare, una maglietta e dei pantaloni per rispettare il rito dei saldi stagionali, una mucca per un compleanno. Ho scambiato sorrisi e parole. E poi il silenzio. Quello che hanno i miei giorni se non sono io a far entrare le voci, se non sono io a cercare. Nessuno si ricorda chi sono. Nessuno si ricorda che ci sono. Le altre stagioni sono pi

Alla fine

Alla fine la stanchezza ha preso il sopravvento. La testa duole e la schiena non regge il peso del mio corpo. Rimane l'attesa: tesa come nervi scoperti. Rimane la ricerca di un ritmo regolare: del cuore, del respiro, del pulsare dei miei pensieri. Rimane il desiderio di navigare in una baia placida, con l'acqua lenta e l'aria ferma. Rimane il desiderio di evanescente dissolvenza della vita. La mia pelle screpolata, le mie labbra rotte, le mie braccia vuote. Il mio pensare e penare. Il mio penare e pensare. Immagino domenica notte, in una Venezia che non ho conosciuto prima, e mi impongo di non immaginare parole, gesti, musica. Mi impongo di non sognare adesso per vivere il momento come incontro e scontro, magari, ma insieme. Immagino il paese dove ha casa il mio cuore. Vedo muoversi in quel paesaggio noto, le persone che più amo. E mi impongo di non dare loro fili come burattini, ma di osservarle da fuori, da qui, e bearmi dei loro gesti, del loro non pensarmi per
Attesa. Come di un respirare piano. Come di un sorriso svelato. Come di un abbraccio che si apre in un rotondo incontro. Attendo . Sospesa, con la mente vuota d'altri pensieri che non siano l'attesa stessa.

Da lontano

Le mie mani faticano a trovare i tasti per comporre le parole che non ho. Mai avrei pensato di vivere giorni come questi, settimane come queste, mesi come questi, anni, forse. I miei pensieri stranamente tacciono. Tante le parole. Urlate, bisbigliate, implorate, pronunciate. Tanti i gesti. Per ferire, lenire, consolare, colpire. Tanti gli abbracci. Per trovarsi e riconsocersi. Per odorarsi e scoprirsi. Lancio segnali in orbita e si perdono, non tornano. Cerco di camminare sul filo, bendata, le braccia ben aperte a non perdere l'equilibrio. O sono caduta e sto precipitando e non riesco ad arrivare in fondo? Come in certi sogni. Mi sveglierò? Mi sento annientata, vuota. Mi sento a tratti serena, fiduciosa. Poi un silenzio che non vorrei mi toglie il respiro. Poi un abbraccio rifiutato mi getta nel buio. Un giorno, con pazienza, sarà cronaca anche per queste righe. Ora il dolore lo rende impossibile. Si può calpestare un miracolo? Lasciarlo morire sapendo che è quanto d

Morire

E' per te che scrivo. A te che scrivo. Tutte le mie parole saranno inutili e saranno inutili per te. E' per te che non riesco neppure a vomitare. Per te che ho ucciso. Per te che la mia mano penzola sola e non ha neppure più la forza di alzarsi a cercare la tua. Ho ucciso la mia voce. Che tornerà solo per te. Ho ucciso il mio sorriso. Che tornerà solo con te. Poco mi serve, tu. Tu solo. E tornerò a vivere, a sopravvivere, prima. Tornerò a cercarti con la mia mano stanca e la mia voce rauca. E' per te che sono. Senza di te non ho occhi. Senza di te non sono. Ci sei tu intorno a me. Tu dentro di me. Perdonami.
Tenere una mano è anche lasciare che si liberi, che smetta di sudare nella tua. Sto vivendo giorni, parole, gesti, pensieri, che mai avevo immaginato nella pur mia sconfinata immaginazione. Lascio che mi passino attraverso, che mi scivolino addosso. Che mi feriscano o che mi consentano il respiro. Non so neppure come raccontare, come dire. Non so neppure se lo voglio fare davvero. Stasera, per esempio, non riesco a dimenticare, mentre scrivo, che altri occhi si poseranno sulle mie parole. E non posso scrivere con questo pensiero. La mia scrittura è egocentrica e puo' essere solo se fine a me stessa. Spesso ho scritto con la speranza di essere letta da chi avrei voluto sentisse i miei pensieri senza il bisogno di esprimerli. Raramente ho trovato risposta. Spesso ho scritto come segnali di fumo, spargendo parole che viaggiando nel caso trovavano la loro destinazione. Non ho quasi mai conosciuto l'esito del loro viaggio. Scrivere è vedermi da fuori stando completamente de
"Dare la mano a qualcuno è sempre stato quanto mi sono aspettata dalla gioia. Sovente prima di addormentarmi - in quella breve lotta per non perdere la conoscenza ed entrare nel mondo più vasto - sovente prima di avere il coraggio di prendere il grande largo del sonno, fingo che qualcuno mi stia dando la mano e allora vado, vado verso l'immensa assenza di forma che è il sonno. E quando pur così non ho coraggio, allora io sogno." (La passione di G.H., C.Lispector) Piccola, in un letto già grande, allungavo la mia mano a trovare quella di vetro della mia nonna. Mano sicura nella sua estrema fragilità. Mano che stringendo la mia fino ad accompagnarmi nel sogno serrava in sè tutto l'amore che bastava al mio respiro. E' sempre quella la mano che cerco? E il coraggio più grande è lasciarsi andare al sonno o entrare nel sogno? Due mani che si stringono possono percorrere tutte le strade. Due mani che si cercano possono tracciare strade nuove.

Colomba

Costruire un nido è lavoro paziente e mai finito. Inizia una settimana fragile. La mia testa, come i miei pensieri, fatica a trovare un respiro che conceda riposo. Una colomba si è posata sul mio davanzale per pochi minuti cercando un 'intesa che non ho saputo restituire. Volando via dove si sarà posata? Avrà trovato il suo, di nido? E io? Dove volo? Dove mi poso? Trovo le tue braccia e mi affido a questo nido, a questo nodo che non vogliamo sciogliere. Nel nodo, è il mio riposo.

Venerdì

Ritrovarsi è respiro che si fa lieve. E' sonno dolce. E' desiderio che si fa tempo presente. Ritrovarsi è tornare uno dopo che si è stati più. Ritrovarsi è movimento consapevole, gesto voluto, intreccio cercato.

Pomeriggio

Il filo aggrovigliato di questo giorno caldissimo, stenta a trovare riposo in un gomitolo. Con pazienza compongo, sciolgo e ricompongo. Con amore adeguo il lavoro delle mie mani a quello dei miei pensieri.

Stamattina

Aspetto il dipanarsi di questa giornata sperando di seguirne il filo con docilità. Giovedì.

Mercoledì finisce

Ho attraversato il ponte? E' stata una giornata caldissima e di respiro faticoso. E' stata una giornata di passi incerti e solitudine. Mi siete mancati tantissimo...come non so vivere. E' stata una giornata di parole pensate e non dette e pronunciate, talvolta, prima ancora di essere pensate. Mercoledì è un ponte che attraverso spegnendo con la luce anche i miei pensieri.

In un momento

Ecco. Provo a seguire una strada che non è la mia. Provo a seguire un tempo che non mi appartiene. Ecco, in un momento cambia l'orizzonte. In un attimo muta il paesaggio. In un battito di ciglia perdo il nord. Seguo. Non traccio. Mercoledì è un ponte che collega due sponde inesistenti.

Mercoledì è il ponte

Immagine
Da Lontano Qualche volta, piano piano, quando la notte si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio, e non c’è più posto per le parole, e a poco a poco si raddensa una dolcezza intorno come una perla intorno al singolo grano di sabbia, una lettera alla volta pronunciamo un nome amato per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato. ( P.Cappello)
Piccoli gesti e minuscole attese. La cartina dentro un cioccolatino. Una caramella, e un sorriso, prima delle monete. Pensieri gonfi di tenerezza per immagini che non mi appartengono. Isole da raggiungere con barche incerte. Musica e stelle. Questa settimana sono sola come non sono mai. Riempio l'insolito silenzio della nostra casa con pensieri che fanno scivolare le ore. Preparo la mia notte con una piccola luce a tenermi compagnia. Indosso abiti che profumano un po' di nostalgia. Martedì.

Silenzio

Chiedere in dono il silenzio. Saperlo donare. Ci sono parole che possono essere dette solo nel silenzio della voce e altre che solo il silenzio può sentire. Oggi non è il silenzio, che vorrei regalare. Oggi c'è un abbraccio mancato, una lontananza che vorrei colmare. Con rumore, parole, pensieri frequenti. Oggi non è il silenzio che vorrei in dono. Oggi c'è desiderio. Lunedì.

Giorni

Si cammina sul filo senza guardare giù. Si guada il torrente saltellando, incerti, da un sasso all'altro. Si cade, si inciampa. Ci si rialza. Si respira, si annaspa, si sospira. Si impara a respirare regolarmente. Sorrisi, singhiozzi, lacrime silenziose, canzoni gridate, sussurrate, pensate. Pensieri leggeri e pensieri pesanti. Si vive, si muore, si vive ancora. Giorni e notti. Alba e tramonto. Distanze e abbracci. Perdersi e ritrovarsi. Rotondo. Angolo. Tutto e niente. Sole e pioggia Accade. Anche nel mio cuore.

Nel perdersi si può trovare la strada

Cerco uno specchio dove riflettermi non sia malinconico. Cerco uno specchio per guardarmi e vedermi bella. Ho disegnato un sorriso su un foglio di carta. Labbra rosse. Ho ritagliato il disegno. Lo porterò con me, in una tasca piccola della borsa, in un angolo piccolo del cuore. Lo indosserò quando le mie labbra saranno ferme, per non dimenticare come si sorridere a se stessi. Desidero un "tram scollegato da ogni distanza" che mi porti in un angolo di mondo dove sia il blu a circondarmi. Devo imparare a conservare con cura il ricordo di me. Aggrapparmi alla felicità piccolina che riempie la giornata. Ecco perchè anche stasera farò così... ...Apnea (11.10.2006) Da bambina, quando addormentarmi faceva temere il risveglio, mi veniva in soccorso un sogno. Nuotavo in un caldo, tranquillo, conosciuto mare, illuminato debolmente da una presenza che non ho mai chiamato con un nome. Nuotavo come fossi stata un vero pesce: non avevo bisogno di risalire in superficie
Non si parte del tutto finché non si ritorna. Ho portato a casa, sulla mia pelle salata, un cielo immenso e profondo, un mare da respirare. Ho nel cuore attimi di intense parole, di gesti ritrovati. Ho ferite e medicazioni. Ho colore e vento e sale. Conchiglie e pietre. Chiudo gli occhi. Il profumo della sabbia.