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Visualizzazione dei post da marzo, 2016

Compleanno

Non ho ancora spalancato le imposte di questa casa che ancora odora di polvere e fatica. Non ho lasciato che il sole scaldasse i muri, perché il sole non riesco a vederlo. I miei giorni, qui e ovunque tenti di andare, sono notti prive di stelle. Non posso muovermi in tanta oscurità. Riesco solo a piangere il mio errore. E sono io.

Allora. Adesso.

Dopo tanto immobile silenzio, un gesto. Un abbraccio. Ho pensato "ecco" e un nodo, benché minuscolo, pareva sciogliersi. Non so cosa sia stato, poi. Un movimento impercettibile del braccio, forse. Un respiro colto. Come quando capii, allo stesso modo, che a Barcellona non eri solo; che a Madrid non lo saresti stato. Ecco. Come allora. E l'abbraccio si è tramutato in un addio non detto. Allora ci son voluti anni perché il velo cadesse, davanti al quadro di Hopper che non riesco più a guardare. Adesso? Aspetterò altri anni. Aspettare è la sola azione possibile, per me, ora. Ma a differenza si allora, adesso so. E sento l'orologio che segna lo scadere del tempo.

Solo la poesia può

Non lasciarmi quando arde la stella di mezzanotte, quando fuori e in casa tutto va bene come non mai. Non per qualcosa e senza un perché semplicemente e tra l'altro lasciami quando provo dolore vattene abbandonami del tutto. Che si svuotino i cieli, che diventino neri i boschi, che prima di dormire abbia una gran paura di chiudere gli occhi. Che l'angelo della morte come al cinema ora mi versi il veleno nel vino, ora la vita mia mischiando come un mazzo di carte butti sul panno la carta di fiori. E tu resta pure in disparte- biancheggia come un ciliegio alla finestra a non arrivandoci, ridi, allungandomi la mano. (Boris Ryzhij)

Pece

Ho scritto, e cancellato, troppe parole, per non sapere a chi indirizzarle. Ho scritto, e cancellato, troppe parole, per non ascoltare, come risposta, il certo silenzio che i miei tentativi di dire ricevono in risposta. Sapessi cancellare in ugual modo i miei pensieri, sarebbe già una speranza. Nero come la pece, ciò che riempie il mio camminare in questi giorni che non desidero. Nero come la pece il giorno che mi aspetta e quello dopo e quello dopo ancora. Non vedo la strada. E cado. E vorrei non rialzarmi più. Per questo, sono tornata? Perché il nero trovi spazio anche fuori di me e mi circondi, oltre a riempirmi? State lontani, tutti. Sono vischiosa, nera, brutta. State lontani, tutti.

Impossibilità

La sola possibilità realizzabile, è limitare il contatto con me stessa. Almeno per gli altri, perché io devo ancora imparare come fare a non frequentarmi. Forse è questo il motivo del mio sonno: mentre dormo sono in qualche modo lontana da me. Il vero altrove. Tutto il resto è sogno che ferisce. Il tentativo di dire. Il cercare mete il più lontano possibile o un abbraccio che mi porti via. Il buio è per la solitudine, quando esce da noi. Nessuno vuole stare con chi pensa nero, vede nero, vomita nero. Nemmeno chi tutto quel nero lo ha addosso, ne è impregnata, lo respira ogni momento. La sola possibilità è starmi lontano. Qualcuno ci riesce benissimo. Io no.

Sono giorni

Sull'orlo del precipizio in attesa di perdere l'equilibrio e finalmente precipitare. Un passo  sull'orlo del precipizio, ho scoperto una sorta di galleggiamento. Faticoso oltre ogni dire. Che cerca di sciogliersi in pianti silenziosi e solitari che sedimentano fatica e chiudono il respiro. Il castigo del resistere. La punizione della lucidità nel pensarmi. La pena di non potermi sciogliere da me stessa. E in tutto questo il mondo che continua a restare in precario equilibrio nonostante me.

Specchio

Le mie labbra hanno contorni più netti, forse stanno diventando più sottili. Come se la piega della mia bocca stesse cambiando. L'impercettibile sorriso che in tanti hanno notato sembra aver lasciato il posto a un diverso segno. I miei occhi cercano più spesso la messa a fuoco di ciò che osservano e se si osservano, diventano leggermente più stretti. La tristezza che in tanti hanno osservato sembra diventata più profonda. A volte il mio viso sembra più affilato; nonostante i contorni meno netti, la pelle meno tesa. Ho rughe sottili, altre più decise. Altre ne verranno. Le accolgo tutte. Come i fili bianchi tra i capelli mai così confusi. Mi guardo allo specchio e mi riconosco. Riconosco i pensieri che hanno disegnato il mio viso e riempito il mio sguardo e dato ritmo al mio respirare in apnea. Mi riconosco. E mi amo. Nonostante l'errore evidente che sono. Mi riconosco. E vorrei dissolvermi per non essere più l'errore evidente che sono.

Ecco.

"Viaggio"  ( Wole Solynka ) Non penso mai di essere arrivato, anche se sono alla fine del viaggio. Ho preso una strada lontana dalle vette ma fatta di domande e che mi porta giù verso una casa, a quell'altra terra. ... Non penso mai di essere arrivato, anche se un segno d'amore e di benvenuto mi attraggono verso casa ...