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Visualizzazione dei post da giugno, 2011

Aspetto

Mangio un gelato e aspetto. Che l'aria si faccia fresca, che il sonno appesantisca le palpebre. A piedi scalzi, aspetto. Che il silenzio sia tutt'intorno, che le luci si spengano e tacciano le voci. Capelli malraccolti, aspetto. Di sentire solo le mie dita sulla tastiera e i miei pensieri che corrono verso di te. Un sorso d'acqua. Fredda. E la sento scendere e allargarsi e riempirmi. Come quel bacio. Come le tue mani. Come te.

Stasera

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Stasera ti penso. Come sempre. Come un respiro sommesso e lieve. Sei lì. Nei miei pensieri banali e complicati. Come una carta da parati che forse non si nota ma c'è e da calore alla stanza. Stasera ti penso. Non so cosa stai facendo, come respiri. Non voglio immagianare i tuoi movimenti. Li voglio inventare, per farli entrare nei miei pensieri e con te dormire.

Una settimana

Negli occhi un sorriso che non è il mio. Un sorriso che è uno più uno. Nel cuore la corsa. Cercando il filo per uscire dal labirinto. Intorno grilli e cicale a ricordare che è estate.

Strade

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Vorrei che le parole scivolassero leggere, trovassero da sole la strada e il loro posto su questo schermo bianco. Vorrei che le dita potessero seguire il filo di un pensiero inespresso eppure presente. Da dove cominciare? Da una città che mi ha regalato alcune ore di sole e vento sulla pelle e un cielo che nessun altro posto al mondo può vantare. Da un film che ha preso il mio cuore e l'ha portato via, su una spiaggia di luce bianchissima. Da una pizza sottile in mezzo allo stupore degli stranieri per un'italianità da cartolina. Dalla cartolina che solo Roma può regalare. E poi ci sono i giorni in questa casa troppo silenziosa. Il silenzio di una notte assente è un silenzio differente. I giorni senza orari e regole, con un piccolo senso di colpa che non è cresciuto perchè coccolato dal desiderio di avervi qui. E ancora, i miei pensieri. Che non smettono di correre e che sempre più spesso sembrano non trovare la strada e allora restano lì ad aggrovigliarsi e aggrovig

Cadere

Possiedo un'incredibile equilibrio precario che mi consente di non cadere mai. E c'è questo senso di vuoto che mi si gonfia in petto. Forse è quello a tenermi su. E poi c'è il tempo vuoto, sospeso, tra la veglia e il sogno, che non è ancora sonno ma non più lucidità. Un tempo dove entra quello che non riesco a trattenere il giorno, quando l'aria pesa e rallenta i movimenti, mai i pensieri. Sospesa sul mio filo sottile guardo giù. E resto qui.

Come sempre

E' il silenzio che mi riempie. E' il silenzio che mi circonda. E' l'incapacità di trovare parole. E il senso di colpa. E ancora l'unico desiderio: di chiudere gli occhi tanto a lungo da dimenticare il momento in cui si sono chiusi. E' il cielo mutevole di oggi. E di ieri. E l'attesa di un giorno a breve, che odorerà di gente sconosciuta per arrivare a un abbraccio che ora manca tanto. E, ancora, il senso di colpa. A soffocarmi. Come sempre.

Dopo la pioggia

Il cielo della pioggia estiva come una radiografia dove luci e vaghe ombre s’intravedono. Il bosco silenzioso e neanche un uccello. Il tuo occhio come una goccia versata sotto le nuvole ha il riflesso del mondo: luci e ombre vaghe. E all’improvviso tu vedi chi sei veramente: estraneo confuso tra l’anima e le nuvole. Dalla sola sottile membrana di un’immagine il profondo universo e la tenebra dell’occhio sono scissi. (Lars Gustafsson)
SI' SI' SI' SI'

Acqua

Non si smette mai di imparare a nuotare. E l'acqua che ci tiene a galla è sempre differente: fosse anche quella della vasca da bagno... Non so decifrare queste ultime ore. Le vedo come un cielo in divenire eppure immobile. Le sento come una chiave persa, e poi ritrovata e poi forse sbagliata... Allora galleggio. A morto. E lascio che sia l'acqua a portarmi. L'acqua fresca che chiedo a meta' mattina. E quella che mi circonda senza che io l'abbia cercata. Se mi guarda intorno non sono sola. Altri nuotano con me. E c'è anche chi osserva dalla riva. Si tratta di capire se per lanciarci una cima o per guardare mentre cerchiamo una riva. E ancora. Voglio arrivare davvero a riva o preferisco continuare a galleggiare? A riva sentirei il peso del mio corpo, qui, in mezzo all'acqua, posso pensarmi leggera. Per un po' andrò sotto. Forse sarà l'assenza di aria a darmi il respiro che cerco oggi.

Alla scoperta del mondo

Un uccellino, minuscolo e incerto, sul davanzale. Un uccellino, morbido e caldo, a curiosare per il mondo. Ha accettato una carezza sul capino, un invisibile tocco al becco. Ha accettato le mie mani e una pezza di cotone dove riposare. Poi a ripreso il suo volo. Tra le mie dita è rimasto il suo calore. Nel mio cuore un sorriso.

Respiro

Prendo un respiro. Dentro questo cielo gonfio e mutevole. Prendo un respiro. Da sentirlo nelle ossa come un leggero stordimento. Prendo un respiro. Da chiudere gli occhi e vederlo che sale dalle narici fino ai pensieri. Respiro.

Posso

Posso sentire la pioggia che invita a chiudere gli occhi e a sognare. Posso leggere pagine già consumate che consentono ai pensieri di vagare. Posso perdere la mia mano tra i miei capelli confusi. E guardarmi allo specchio senza riconoscermi. Posso, con un dito, seguire i confini del mio corpo nel mondo. Posso cullare un desiderio perchè non sbiadisca. Posso sentire un leggerissimo brivido sulla mia pelle e scegliere di non coprirla in attesa di un calore che sia a sua volta pelle. Posso sentire la pioggia che si allontana e desiderare che torni a bagnare i miei sogni.

Finalmente

Le rose hanno segnato le mie braccia. Ho affondato le mani tra trifogli infestanti salvandone alcuni, in un vasetto, per non rattristare il mio giardiniere da balcone. E ho trovato un quadrifoglio, enorme, che ora cerca l'eternità a pagina trecento di un libro di storia. La mia maglietta azzurra si è bagnata del sole pesante di questo pomeriggio di giugno, i miei occhi hanno contribuito a infittire la ragnatela che li circonda resistendo alla luce. Poi un caffe', qualche ciliegia, un po' di chiacchiere. E lo sguardo che segue una linea che non c'è più e che prova a celare un'apprensione mitigata dal sollievo di essere finalmente qui, a casa. E' un pomeriggio senza tempo, senza stagione. E' un pomeriggio quasi normale. Finalmente.