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Visualizzazione dei post da 2007

una lunga estate

Tra tutti gli occhi, ha scelto i miei. Lo sguardo si è cercato e trovato senza incontrarsi. Sono stati anni in meno, e pensieri vorticosi e leggeri come adolescenti in bicicletta. Il mio letto non è mai stato vuoto, mai stato freddo. Eppure mi è sembrato sempre enorme, impossibile da occupare tutto. Come spazio con confini certi e invalicabili. Come ad una frontiera ho sentito controllare il mio sonno. Mai i miei sogni. Ho voluto ancora sognare e sognare. E nel sogno ho trovato aria per il mio corto respirare. Poi, ho deciso che desideravo svegliarmi. Tante parole e tanto silenzio. Tante parole per dirne altre e tanto silenzio per pensare le parole da non dire. Tante parole con suoni differenti e differenti significati. Voglio che le foglie tornino a cadere.

Basta poco

Passi alle mie spalle mi hanno fatta voltare. “E tu? Cosa fai qui?” “Volevo stare un po’ con te.” E’ davvero un piccolo gesto ad abbracciarmi. E’ davvero un abbraccio rotondo ad alleggerire i miei pensieri.
Sento la lontananza prima ancora di esservi immersa e, confusa fra sentimenti contrastanti, deglutisco pensieri dolorosi. Non conosco generosità, in questo. O, forse, la generosità è proprio questo dare non spontaneamente; questo mediare, piallare, levigare dei miei confusi sentimenti. Nel taccuino ho segnato il nome di una città in un giorno che , immagino, legherà la mia lontananza alla partenza. La penna ha ferito la mia mano. E la mano mi appartiene.
Avrei voluto cancellare i miei pensieri in mezzo al vapore del ferro da stiro. Non sono riuscita. Vorrei saper gioire e basta per una notizia allegra. Non ci riesco. Sarà questa serata caldissima, sarà la stanchezza per una giornata vissuta di corsa. Saranno le parole che non si trovano; e i pensieri che non si desiderano. Sarà il non poter avere voce. Sarà il ruminare di sinapsi e contatti elettrici e neuroni impazziti. Sedersi davanti a un caffè. Telefonare. Dolorosa è la lucidità davanti a se stessi. Voglio mentirmi come mento alla mia vita in mezzo agli altri. Voglio svegliarmi. Guardarmi allo specchio e scoprirmi differente. E lo voglio domani. Come un miracolo.
Caleidoscopio dai colori sintetici. Isole smeraldo annegate in un mare brillante di rosso. Perché le mie dita non premono più le palpebre chiuse?

In divenire

Passa attraverso la mia trasparenza con incedere fiero e sicuro. La bellezza è la sua forza. Bellezza data dall’incanto con cui guarda il mondo. Dalla novità che porta la sua voce. Ma è la mia trasparenza il suo fardello. Perché, trasparente, sono ovunque: impossibile circoscrivermi.

Qui e altrove

Non ho sentito la morbidezza delle labbra. Non mi hanno sfiorata. E sulla pelle, solo elettricità. E il calore, la luce, mi hanno avvolta e sollevata e sospesa. Pesante e leggera allo stesso tempo.Qui e altrove contemporaneamente. Pensieri, i più disparati. Girano i colori e l'aria diventa densa. Gli occhi, chiusi, vedono ciò che la consapevolezza censura.

25 aprile

Cerco. Parole, visi sorrisi. Cerco. Pensieri ordinati, storie infinite, immagini proiettate . Cerco il modo di dire, di farmi capire: eccomi qua, sono io. Sono così. Non nascondo niente e sono un infinito, continuo mistero. Prendetemi così e così amatemi o, almeno, tenetemi con voi. I miei pensieri corrono, rimbalzano, stordiscono i miei giorni e svegliano il mio sonno. A volte sono talmente immobili che sembrano urlare. Il mio sguardo nel buio trova sempre forme e colori e improvvisazioni che sono spesso più reali di ciò che riescono a vedere i miei occhi. A chi raccontare? Parlo sottovoce e penso forte. Seduta su una panchina inondata dal sole, lascio scaldare la mia pelle e ascolto voci e rumori e odori e il vento, i pollini… Tutto sembra ordinato, consapevole di sé. Le voci si accavallano eppure riesco a distinguerle come assistessi ad un concerto. I rumori le accompagnano, gli odori danno calore e il vento consente di non sentire la fatica e i pollini di respirare la primav

Cristallo

Ti penso come vetro. Come cristallo trasparente; che riflette luce e suona luce e riempie lo spazio di luce. Cristallo il corpo. Ossuto, spigoloso, sotto una pelle morbida che sento ancora sotto le dita. Non eri sostanza. Fisicamente, di te, restava solo il bozzolo. Cristallo il corpo e sussurro la voce. Non ricordo di averti mai sentita cantare. Ricordo le storie, le rime; sento la tua risata. E il tuo respiro mentre dormi. Cristallo il corpo, sussurro la voce. Dolce come non ho più trovato nulla il profumo. Chissà cos’era…Mi piace pensare che eri tu. E ancora lo sento forte, intenso, riempire i cassetti, l’armadio; e avvolgerti tutta e tutta avvolgermi. Cristallo il corpo, sussurro la voce, dolcissimo il profumo. Temevo di romperti, abbracciandoti. E mi sembrava impossibile che solo poco prima fosse il tuo abbraccio a nascondermi e a propormi una possibilità di fuga. Ti ho cercata a lungo nei tuoi spazi soliti: nel tuo angolo di divano, tra i tuoi fili. Ti ho incontrata e
“Noi quando amiamo abbiamo solo questo da offrire: lasciarci; perché trattenerci è facile, e non è arte da imparare” (Rainer Maria Rilke, Requiem per un'amica ). Saluto Paolo che parte. Aereo, lavoro e poi ancora aereo e casa. E ancora casa, aereo, lavoro, aereo e casa. Ogni volta che lo lascio andare, mi sembra di perdere qualcosa di noi. E ogni suo ritorno è carico di attesa. Ovviamente la mia attesa non coincide quasi mai con la sua e a volte perdiamo il poco tempo che abbiamo per stare insieme a cercarci invece che a trovarci. Basterebbe un abbraccio. Saluto Chicco sulla porta della sua classe rumorosa. Gli assegno un compito per convincerlo a restare: deve farmi un lavoretto con la pasta di sale, un disegno bellissimo, un bigliettino. Lui mi guarda con gli occhioni che implorano sorridendo. E io esco, sorridendo a mia volta, e sperando di averlo convinto che sono davvero contenta che lui stia lì a giocare e a crescere. Saluto Alice circondata dalle sue amiche. Alice che chi

Invece no

I Cavalieri dell'Ideale di MICHELE SERRA SI CAPISCE, uno ha tutto il diritto di coltivare i suoi ideali integerrimi. E di sentirsi eletto dal popolo lavoratore anche se è stato spedito in Senato da una segreteria di partito. Uno ha tutto il diritto di rivendicare purezza e coerenza, così non si sporca la giacchetta in quel merdaio di compromessi e patteggiamenti che è la politica. Però, allora, deve avere l'onestà morale di non fare parte di alcuna coalizione di governo. E deve dirlo prima, non dopo. Deve farci la gentilezza di avvertirci prima, a noi pirla che abbiamo votato per una coalizione ben sapendo che dentro c'erano anche i baciapile, anche i moderatissimi, anche gli inciucisti. A noi coglioni che di basi americane non ne vorremmo mezza, ma sappiamo che se governano gli altri di basi americane ne avremo il triplo. Invece no: questi duri e puri se ne strafottono della nostra confusione e della nostra fatica. Prima salgono sulla barca della maggioranza, poi tiran

Chiacchiere e blog

Per alcuni giorni ho letto blog inutili come il mio. Cerco di capire cosa c'è oltre alla grafomania. Trovo poco desiderio di comunicare e tanta voglia di raccontarsi. Sono inciampata in un blog in cui chi scriveva lamentava il suo poco anonimato perchè, nonostante i propositi, aveva detto a molti del suo scrivere. Io non potrei dirlo a nessuno. Solo chi mi ha coinvolta sa di queste mie parole (ma non è sufficientemente curioso!). Ho sempre scritto e nascosto tutto e non sempre sono riuscita a salvarmi dalla curiosità altrui. Quando ancora si scriveva su fogli di carta affidati ai postini, infilavo anche un foglio bianco perchè la trasparenza della busta non svelasse niente di me...Adesso che ho trovato questa scrittura “sparsa nell'aria” non posso perdere la mia libertà di non lasciare traccia. E poi perché raccontare del proprio blog se si parla solo di sé e di quel poco, piccolissimo mondo che ci gira intorno? Il giorno che avrò altro da condividere, oltre a me stessa e al m

Inutile nervosismo

A volte mi domando cosa ci faccio e come sono finita proprio in quell'ufficio. Essere lì è la vendetta al mio eterno proposito "lì? Mai!". E la vendetta me la sono meticolosamente costruita da sola. Come sempre... E' stata una mattinata pesante più di un macigno. E non tanto per un lavoro non particolarmente interessante (si riuscirebbe quasi sempre a trovare un perché); e non è per la collega con le paturnie più veloci delle spinte che Alice riesce a dare alla sua altalena; sono io. Non riesco ad aggredire se vengo aggredita. E la non aggressione è interpretata come quasi ammissione di colpa. La mia posizione lì dentro, se fossi più sicura, mi consentirebbe di mettere a tacere certi atteggiamenti antipatici, più che ostili (come mi viene ricordato quando mi lamento: "pensa che puoi licenziarla"; non è esatto, ma è pur sempre un tentativo di consolazione...) o, almeno, di assumere un'aria di superiore indifferenza. Invece, perchè mi sento

sala d'attesa

Mi domando cosa ci faccio io in quella piccola sala d'attesa, con il mio libro che resta chiuso sulle ginocchia perché sono occupata ad impedire a Chicco di mangiarsi tutti i biscotti e perché anche gli altri bimbi non sono proprio tranquilli.Cosa ci faccio qui, dove nessuno viene solo, dove le chiacchiere coprono la musica delle classi. Mi trovo ad origliare frammenti di discorsi che ovviamente non comprendo e ad immaginare vite che non conosco e che mi sfiorano senza vedermi. Come sempre mi sento timida e nel posto sbagliato. Non sono necessariamente donne belle; non hanno una conversazione particolarmente brillante. La loro agiatezza viene mostrata con mal celata noncuranza. Si muovono disinvolte, a proprio agio con il loro corpo, i loro abiti e le loro mani. E' il loro essere "uno" che invidio. Io mi sento sparpagliata, sfaccettata e, a volte, raccattata alla benemeglio...Arrossiranno mai? Penseranno mai di non aver niente di interessante da dire? S

Domande

Da dove viene questo mio pressante e costante e devastante senso di colpa per ogni respiro? E perché desidero tutto e non merito niente? E la mia incostanza? E perché ho smesso di salvarmi rifugiandomi nel mio mondo parallelo: dov'è finito? Perché non so chiedere aiuto? Non so esprimere le mie idee con la chiarezza che sento nei miei pensieri? Perché dico cose tremende ad Alice e poi la ricopro di tenerezza? Perché non so scegliere un regalo per me? Non oso esprimere i miei desideri, dire che anche a me piacerebbe...? Perché non sento più il mio corpo? Non so chiedere e dare carezze e ne ho bisogno come dell'aria? Non so dare e trovare un abbraccio? Cosa c'è di così incredibilmente sbagliato in me da non avere un'amica che viva a meno di duecento chilometri? Perché non dico che il lavoro che faccio mi fa schifo? Chi mi tiene qui sono i bimbi: non sopporterei saperli crescere con altri che non sono io. Sarò una mamma terribile, lo sono. Ma li amo molto e mi sento amat

Anno nuovo vecchi propositi

Anno nuovo e vecchi propositi. Per prima cosa ho rinunciato a Modena. Definitivamente. Sono scaduti i temini e va bene così. Poi ho buttato tutti i fogli imbrattati dalla mia amara solitudine. Non voglio che di me rimangano, nella vecchiaia, solo ricordi dei momenti di sconforto. Un tempo scrivevo molto di piu', anche quando la gioia era trabboccante e indescrivibile, ma ero giovane e credevo ancora moltissimo nei sogni; adesso fatico a scrivere anche quando sono triste o arrabbiata: fatico a credere anche al quotidiano. Infatti il terzo proposito era non scrivere piu' niente che mi riguardasse, lasciare che tutto si sciogliesse e diventasse cenere. E invece sono ancora qui. Ho programmato un rigoroso piano di riordino casalingo. Si parte dalla camera dei bimbi, travolta dalle feste, poi la mia camera (perché martedì ricomincia la piscina e non avrò molta energia), il bagno, la cucina e infine soggiorno e corridoi. Finirò la mia scatola di pillole e poi mi prenderò una pausa.