“Noi quando amiamo abbiamo solo questo da offrire: lasciarci; perché trattenerci è facile, e non è arte da imparare” (Rainer Maria Rilke, Requiem per un'amica).
Saluto Paolo che parte. Aereo, lavoro e poi ancora aereo e casa. E ancora casa, aereo, lavoro, aereo e casa. Ogni volta che lo lascio andare, mi sembra di perdere qualcosa di noi. E ogni suo ritorno è carico di attesa. Ovviamente la mia attesa non coincide quasi mai con la sua e a volte perdiamo il poco tempo che abbiamo per stare insieme a cercarci invece che a trovarci. Basterebbe un abbraccio.
Saluto Chicco sulla porta della sua classe rumorosa. Gli assegno un compito per convincerlo a restare: deve farmi un lavoretto con la pasta di sale, un disegno bellissimo, un bigliettino. Lui mi guarda con gli occhioni che implorano sorridendo. E io esco, sorridendo a mia volta, e sperando di averlo convinto che sono davvero contenta che lui stia lì a giocare e a crescere.
Saluto Alice circondata dalle sue amiche. Alice che chiede ancora un ultimo bacio e poi corre a ballare e mi guarda fingendo indifferenza mentre mi allontano.
La sera accendo il computer per sentirti meno distante. So che la luce che ci illumina è la stessa, identico è il rumore leggero.
I bimbi sono lontanissimi. Presi dai loro sogni dove io non posso entrare: posso solo guardarli e amarli accarezzando i loro capelli sudati.
Accenderò la luce sul comodino e penserò di sostituire la lampadina con una meno forte, e più dolce. Il mio libro parla di Virgina Woolf. I miei pensieri, come sempre, saranno rumorosamente confusi. I miei sogni li vorrei meravigliosamente banali e avverati.
Domani sarà il mio compleanno e vorrei svegliarmi con te.

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