25 aprile

Cerco. Parole, visi sorrisi.
Cerco. Pensieri ordinati, storie infinite, immagini proiettate .
Cerco il modo di dire, di farmi capire: eccomi qua, sono io. Sono così. Non nascondo niente e sono un infinito, continuo mistero. Prendetemi così e così amatemi o, almeno, tenetemi con voi.
I miei pensieri corrono, rimbalzano, stordiscono i miei giorni e svegliano il mio sonno. A volte sono talmente immobili che sembrano urlare.
Il mio sguardo nel buio trova sempre forme e colori e improvvisazioni che sono spesso più reali di ciò che riescono a vedere i miei occhi. A chi raccontare?
Parlo sottovoce e penso forte.
Seduta su una panchina inondata dal sole, lascio scaldare la mia pelle e ascolto voci e rumori e odori e il vento, i pollini… Tutto sembra ordinato, consapevole di sé.
Le voci si accavallano eppure riesco a distinguerle come assistessi ad un concerto. I rumori le accompagnano, gli odori danno calore e il vento consente di non sentire la fatica e i pollini di respirare la primavera.
Come sempre è il mio ruolo a sfuggirmi. I miei confini quali sono? Dove ho inizio? E dove mi chiudo? Sono parte di queste voci? Partecipo al rumore? Il mio odore si mescola al vento carico di pollini? Qual è la mia consistenza? La mia materia?
Trovo ombra in un libro nascosto in fondo alla borsa: bellissime parole sconnesse tessute da trame tanto leggere da essere fortissime. Per alcuni minuti sono altrove e nell’altrove mi incontro. Mi incontro e subito mi perdo: chiamano il mio nome. Non quello con cui mi presento ma quello che mi consente di riconoscermi e che mi dà confini.
E’ ora di tornare.

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