Della bruttezza delle mamme



Mi pare di comprendere il motivo per cui A. si sente spesso un pesce fuor d’acqua. 
Non può che essere così, se anche io mi sento completamente fuori posto tra questi genitori sempre aggiornatissimi su tutto quello che accade in classe, sui programmi delle varie discipline; tra queste madri che non possono evitare di ricordare l’ingiustizia subita da una figlia per un 9- che doveva essere 10, non fosse stato per l’arroganza incompetente di un insegnante; tra queste madri che prima dei colloqui con i prof studiano i programmi delle varie materie per sentirsi pronte a difendere i propri figli casomai venissero segnati errori discutibili nelle verifiche in classe.
Ascolto volentieri e spesso sorridendo i racconti polemici, divertiti, ansiosi, preoccupati, nervosi o ridicoli che i nostri figli condividono a casa. Talvolta non li comprendo, tanto mi sembrano lontani dai miei ricordi scolastici. Altre volte mi fanno sentire decisamente contenta di aver chiuso quella parentesi; altre ancora provo un po’ di nostalgia.
Ascolto e cerco di comprendere, dai loro racconti, come stanno in quel luogo in cui passano buona parte delle loro giornate. Poi, il più delle volte, dimentico quasi tutto. Così alle assemblee di classe sono sempre impreparata o approssimativa. E mi sembra di fare una pessima figura, con le mamme secchione che mi circondano e penso che se per un istante solo quelle madri riusciranno a distrarsi da loro stesse, diranno che per forza A. è com’è, con una madre così! Solo che un po’ ne vado anche fiera, di questa mia estraneità.  
A. ha più difficoltà di buona parte dei suoi compagni, ma le ha affrontate sempre tutte, andando a sbattere e facendosi spesso inutilmente male; coinvolgendo noi in maniera invadente, invasiva e pesante. Però, anche se abbiamo provato a stare al suo fianco, le difficoltà le ha sempre affrontate in prima persona; non le abbiamo mai concesso di nascondersi tra le pieghe del nostro affetto che, spero, abbia almeno sentito come puntello al suo cammino.
Non lo so se A. vorrebbe invece una mamma più presente e più “paladina”. Si ritrova questa, invece, che durante tutte le assemblee di questi quattro anni di liceo ha pensato: “come sono brutte, queste mamme!”, forse per assolversi un po’, forse perché davvero lo pensa…

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