Porte chiuse

Da alcuni giorni sbatto contro porte chiuse che pensavo aperte e il dolore, per l'urto inaspettato, sta rendendo i miei pensieri ancora più ingarbugliati del solito e i miei giorni più tristi.
Penso alle occasioni di ascolto perse, all'incapacità di comprendere una richiesta di aiuto, agli incontri mancati.
Sono stata colpita da disattenzione superficiale e da un'aggressività inaspettata e ne sono uscita delusa, nel primo caso, ferita nel secondo.
Forse ho scelto le parole sbagliate, i gesti sbagliati. Ho acconsentito a fraintendimenti che mi lasciano più sola e anche più disillusa.
Perché l'errore del mio ottimismo a oltranza è anche questo crederci e fidarmi: per quanto mi possa ripetere che ci si salva da soli, ci si regge da soli, la verità è che ho necessità di presenze che affianchino il mio cammino.
E io? Riesco a essere compagna di viaggio per qualcuno? C'è qualcuno che mi chiede di essere sua compagna di strada?
Incontriamo tanti volti, tante storie, durante i nostri giorni. Ci fermiamo ad ascoltare davvero, o l'incontro è uno specchio in cui riflettere noi stessi?
Se qualcuno chiede il nostro tempo, se qualcuno condivide un pezzetto di sé con noi, se qualcuno anche solo per un attimo ci affida qualcosa di suo, sappiamo esserne consapevoli e grati?
Non sappiamo mai cosa davvero serba nel cuore chi abbiamo accanto e la cura gli dedichiamo può essere davvero importante o necessaria.
Un pezzettino del mio cuore, in questi giorni, è stato schiacciato contro porte che mi si sono chiuse in faccia con più o meno decisione. Mancherà sempre, quel pezzetto. Anche se si potranno aprire altre porte su nuovi incontri.
E io? Quanti pezzettini di cuore altrui ho maltrattato?

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