Pensieri in punta di dita


Solitamente accade il contrario: tu guardi al mondo, io al particolare. Ma l'altra sera tu hai letto la storia del poeta, della sua poesia, hai notato la parzialità e le omissioni; io ho letto la storia della moglie, della donna e, con lei, di tutte le donne forse fraintese.
Mi chiedo quanto il fraintendimento fosse in buona fede. Non nel film che abbiamo visto, ma nella storia delle donne. E mi chiedo quanto ancora resista questo fraintendere.
Forse Vivienne Eliot soffriva davvero di un disturbo mentale, ma resta la possibilità che soffrisse invece di uno squilibrio ormonale. E proprio gli ormoni e quanto siano parte di noi, mi continua a far pensare.

A casa mia, il ciclo è stato una cosa inevitabile da considerare poco o niente: hai mal di testa? Reagisci. Hai mal di pancia? Reagisci. Sono stata fortunata, perché ho dovuto reagire davvero poco, ma non credo sarei stata molto compresa se fosse stato diverso.
Una mia amica (la cui nonna raccontava di una sorella rimasta incinta dopo aver fatto il bagno nella stessa tinozza di un ragazzo non meglio precisato), invece, non poteva lavarsi i capelli né fare la doccia "in quei giorni".
Tutte noi siamo giudicate partendo spesso proprio "da quei giorni".
Ho sempre considerato il mio ciclo come il segnale della mia appartenenza alla Natura. Mi ha sempre colmata di meraviglia pensarmi parte di un tutto in cui mi inserivo come ingranaggio indispensabile. Ora sono pronta a lasciare a qualcun'altra il mio posto, e qui ci sarebbe molto da dire, perché questo passaggio, Madre Natura, non l'ha pensato proprio al meglio. Il che, forse, mi fa supporre che sia un uomo...

Comunque.

Il film mi ha fatto molto pensare su quante donne siano state rinchiuse per una ragione che oggi sarebbe di banale soluzione. E dal momento che la medicina era appannaggio totale di dottori maschi, mi chiedo quanto questo sia stato voluto. Mi domando quante di noi non abbiano potuto esprimere ciò che davvero potevano realizzare perché considerate inadatte proprio in ragione di ciò che più caratterizza la femminilità. E mi chiedo quanto l'introduzione della pillola e quindi la possibilità di controllare il ciclo, oltre alle nascite, possa trasformarci, se volessimo trasformarci. E in cosa?

Rileggo e trovo tutto molto confuso. Non correggo niente, non provo a riordinare i pensieri. Lascio che scorrano sulla tastiera così come arrivano alla punta delle mie dita.
E mi stupisco: non sono nemmeno "quei giorni"!


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