Ritorno a me

Può capitare di ritornare con la sensazione di non essere partiti e può capitare di sentire un nodo in gola chiudendo lo sportello dell'auto come se si chiudesse l'occasione di partire davvero. Invece si torna.
A cosa torniamo? 

Apro la porta di casa e c'è un profumo buono: non sembra nemmeno sia stata chiusa per un paio di settimane. La doccia calda perché ho portato con me l'aria fresca con cui avevo salutato la mia casa del cuore. Un sonno in troppo silenzio per essere davvero ristoratore.
Qualche giorno fa ho compilato l'ennesima lista che puntella il mio resistere e resiliare. 
Nulla da spuntare, da fare come obbligo; nessun vero proposito se non quello di continuare a provare, sempre, senza rinunciare mai. Provare.
A volermi bene.
Perché questa cosa dell'ama il prossimo tuo come te stesso mi sta arrovellando non poco i pensieri. Come mi amo? Mi amo? Mi prendo cura di me? 
Questo tempo è tempo di cura e lo sarà ancora per molto, mi auguro. Come potrò prendermi cura se non inizio con me stessa? E che sia una cura non di consolazione ma di costruzione; così da dedicare accoglienza e comprensione a chi la costruzione l'ha già compiuta. Che sia una cura di piccoli gesti e sorrisi, di spazi condivisi e altri lasciati liberi così da contagiare e innaffiare e dare aria pulita a chi la propria costruzione la sta ancora progettando o a chi non ha mai smesso di farlo.
Che sia cura di silenzio, perché se continuo a parlare non riuscirò mai a sentire Chi non riesco a sentire più.
Non è ancora settembre e non è più agosto. In questo ponte di cielo luminoso ritorno. A me.

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