Macabea si salva da sola

Macabea insiste nella sua quotidiana resistenza resiliente da tanti di quei giorni che ne ha perso il conto.
La sua non è una guerra più dura che per altri, lo sa bene, ma i luoghi comuni non le sono mai piaciuti e pensa che ognuno senta il peso e la fatica che gli sono toccati in sorte e che talvolta possono sembrare eccessivi, nel loro perdurare.

La resistenza di Macabea è sotto attacco da più fronti. Il pessimismo cosmico che le viene chiesto di ascoltare e che racconta solo il buio più pesto anche nei giorni più luminosi; l'odore di una bugia intuita, che potrebbe essere piccola cosa non celasse ben altro timore, perché apre la strada a una fragilità pericolosa, già vista, che poi le viene chiesto di curare; la facilità con cui la si può mettere da parte; il silenzio dopo aver consegnato quella che era una richiesta impegnativa di fantasia concreta; la costante richiesta di cura e accudimento e pazienza e sorriso.

Macabea è molto tentata dal gettare la spugna. Lo dice, ma non lo sa fare. E resiste come sa: malamente, con la testa che gira e il respiro affaticato dai pensieri non proprio felici o leggeri.
Resiste rovesciando il luogo comune che forse detesta più di tutti, perché vorrebbe tanto crederci: nessuno si salva solo. Macabea sa che non c'è altra salvezza, invece, che bastare a se stessi, ringraziando se, ogni tanto, qualcuno affianca il nostro cammino e ci prende per mano.

Macabea non attraversa i giorni che desidererebbe attraversare, ma cerca di dare a ogni giorno almeno una parentesi un po' lieve : quando prenota un libro in biblioteca, quando fa un regalo senza un motivo, quando sente l'aria che le gela le mani mentre va in bici la mattina troppo presto e il sole che la scalda mentre attraversa il suo fiume che continua a stupirla per la sua bellezza.

Macabea resiste. Finché può.

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