L'ultima volta che sono stata felice

Macabea usciva nel freddo del viale più ventoso della sua città, qualche settimana fa, e nel buio diceva piano "grazie".
Perché aveva trascorso il pomeriggio in un luogo di lavoro accogliente e le ultime ore a conversare di parole con C che con le parole vive e lavora.
Lei e C avevano chiacchierato come se fossero le amiche che non sono, perché in realtà sono compagne di liceo che camminano per strade differenti che ogni tanto si incrociano, e quando capita le parole diventano tantissime, inarrestabili e loro scoprono una diversità enorme che le unisce molto più che se si somigliassero.
Quel pomeriggio avevano condiviso l'età che ora indossano e che somiglia stranamente all'adolescenza che le aveva fatte incontrare tanti anni fa; avevano condiviso parole importanti e l'idea di un progetto che non vedrà luce (ma Macabea ancora non lo sapeva) e poi, proprio mentre stava per uscire dal covo di C, Macabea aveva ricevuto uno dei doni più belli di sempre: C le aveva affidato parole che pochissimi hanno già letto, che vorrebbero diventare libro, che sono enormi, avrebbe scoperto poi leggendole. 

Uscendo nel freddo e nel buio, in ritardo su tutto ma con il cuore leggero, Macabea si era concessa un pensiero e un desiderio felici: "grazie: questi sono i giorni che vorrei sempre".
E quando qualche tempo dopo si erano risentite per parlare di quel quasi libro, C le aveva fatto un altro dono incredibile e inaspettato. Qualcosa che Macabea le aveva detto stava fiorendo in lei come idea per un albo illustrato. Macabea non l'ha detto a nessuno, perché le sembra troppo anche solo il pensiero di un simile germoglio.

Ecco. Adesso è primavera e le sere non sono più così fredde.
Il libro dalla storia importante sono certa che troverà modo di farsi leggere da tutti quelli che lo vorranno.
L'albo illustrato per Macabea è come se ci fosse già: è infinitamente grata di quello che le ha detto C e basterebbe questo.
Il progetto che le stava tanto a cuore è ancora lì, ma non troverà luce. Lo ha affidato a qualcuno che pensava avesse a possibilità di dargli vita, ma si è sbagliata e lei non sa farlo da sola.
Ecco. Quella sera è tornata in mente a Macabea ieri notte, quando non riusciva a prendere sonno pensando a come sia impossibile vivere da gregario felice di esserlo quando tutti sembrano volerti imporre il provino da protagonista ma senza dartene il ruolo.
Il pensiero di quella piccola felicità adesso è doloroso, perché Macabea è completamente vuota e buia.
Però si sforza di pensare a quella sera come a un seme e se il seme non muore non può nemmeno germogliare.

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