Non volevo essere Jo March

Tutte le bambine vogliono essere Jo March e lo volevo anch'io, ma non potevo dirlo; non me lo permettevo: era un sogno troppo grande anche per la mia fantasia.
Ci pensavo in questi giorni di grande solitudine familiare. Pensavo a tutto quello a cui, da sempre, non ho dato nome, voce, impedendogli quindi di esistere e realizzarsi.  Impedendomi di esistere e realizzarmi.
Poi sono diventata Macabea.
Macabea ha scritto le parole di cui avevo bisogno e le ha messe in una bottiglia che ha lasciato andare in un piccolo mare. La bottiglia è stata raccolta, aperta. E' stato letto il messaggio e sono state pronunciate altre parole.
Non si guarisce, ma un cerotto può rendere più sopportabile il dolore.
Non si guarisce, ma anche il freddo di una pallina di gelato può aiutare.
A Macabea manca un corpo che la stringa. Le manca poter essere la carne che è.
Questa quarantena le ha fatto comprendere quanto sia fatta di carne e ossa e respiro umido.
E poi Macabea ha aperto la porta a Jo March e per la prima volta posso dirlo anche io: volevo essere Jo March.
Lo voglio ancora.

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