Eppure

Macabea si è perduta o, forse, non è mai stata tanto presente a se stessa come ora.
Il risultato è il medesimo: l'impossibilità di dire; la consapevolezza di non possedere le parole che le servirebbero per tradurre i pensieri, lucidi e dolorosi, delle ultime settimane, degli ultimi mesi.
E poi c'è il pudore segnato dal senso di colpa. Perché se tutto il mondo si ferma, se c'è una fila di camion militari a portare i troppi morti lontano dalle proprie case e dai propri cari, allora come si può dire lo sgretolarsi del proprio piccolo mondo?
Macabea pensa di aver perso tutto quello che teneva in piedi il suo camminare. Ha perso la protezione di un padre, l'abbraccio di un compagno, Dio. E in tutte queste perdite, ha trovato l'insicurezza di saper proteggere i suoi figli, i suoi genitori, la sua famiglia.
Eppure mai come ora Macabea avrebbe bisogno di dire; anche di inventare un altrove lontanissimo per dare respiro a pensieri che respiro non ne trovano più.
Eppure.
Nel frattempo si imparano tempi nuovi, vicinanze differenti.
Eppure.
Il terrazzo fiorisce come tutto, là fuori. Noi ci ritiriamo dentro le case e la primavera esplode con grazia. Il mondo che muore si colora di profumi e di bella stagione.
Eppure.

"Eppure nonostante tutto,
solo noi
sappiamo essere
così lontanamente insieme"
(Julio Cortazar)

Commenti

Post popolari in questo blog

Pausa

Estate