L'educazione delle donne che parlano


Ho chiuso L'educazione per lo stesso motivo per cui l'ho aperto. 
Una parte della mia famiglia è coinvolta in una storia parallela, anche se forse meno estrema, di quella raccontata da Tara Westover. 
Il disturbo mentale nascosto da una scelta di adesione totale, assoluta, a un credo religioso che chiede l'abiura a ogni libero pensiero e, in questo modo, solleva da ogni responsabilità di scegliere.
Il fallimento di una relazione che non può finire e che si racconta come la migliore tra tutte quelle possibili.
L'affidarsi senza tentennamenti a risposte che altri hanno formulato per noi, per non concedersi la fatica e la responsabilità della scelta.
La violenza che tutto questo regge e che colpisce anche chi da questo disegno resta fuori.
Tara ne esce studiando, educandosi a pensare e a pensarsi come altro da questa famiglia che è un universo parallelo a ogni altro.
Non è un libro memorabile: la scrittura è piana, semplice, senza pretese di letteratura che resterà.
E' un libro che può servire a chi vive una realtà quotidianamente, concretamente, violentemente distopica e a chi è coinvolto nello stesso vivere senza poter agire per squarciare il velo che lega chi si ama.
Ed è un libro che lascia aperta la porta a una speranza. Ci si salva da soli se essere soli significa saper afferrare la mano a chi ce la tende, là fuori.

Impossibile non collegarlo a un altro libro, Donne che parlano (Miriam Toews).
Un fatto di cronaca inimmaginabile, una narrazione senza alcuna possibile collocazione temporale e ancora le donne protagoniste, anche se per voce di un uomo. E anche qui quello che salva è la capacità di cogliere una possibilità di educazione. Educazione non scolastica né accademica, ma composta da parole condivise che sanno tratteggiare una via di fuga possibile. Che poi la fuga ci sia davvero o resti solo un progetto ha poca importanza. Ciò che conta è che quelle donne non saranno più le stesse, dopo aver imparato a condividere, grazie alle loro parole, la paura e la possibilità di sconfiggerla.




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