Ti ascolto mentre mi ascolti

Chiediamo di essere ascoltati. Più raramente ascoltiamo.
Non c'è tempo, siamo stanchi, di corsa, distratti.
E quando siamo noi, a desiderare ascolto, ci accorgiamo di quanto sia raro trovare accoglienza.
Ho chiesto ascolto e ho trovato disponibilità distratta che si è tradotta in nulla. La ferita è stato vedere come la distrazione trovasse tempo per tanto altro.
Ho chiesto ascolto e ho trovato disponibilità sincera. E mi sono spaventata. Perché non è facile coinvolgere gli affetti nelle proprie fatiche. C'è pudore, un po' di vergogna, anche. Perché ci si pensa allo specchio e il coinvolgimento che possiamo immaginare a parti inverse sappiamo essere altra fatica.
L'ascolto è arte raffinata. Ci chiede di spogliarci dei nostri abiti e contemporaneamente avere una coperta per accogliere. Sospende il giudizio e spesso anche le opinioni. E' gratuito ed è completamente altro da noi.
I miei figli sono abilissimi nel chiederlo quando sono esausta. E forse sanno che è in quei momenti di stanchezza e poche barriere che possono trovare più facilmente il mio abbraccio silenzioso: che li sostiene e li non li fa sentire soli (spero) e non li giudica.
Cogliere l'ascolto è altrettanto impegnativo. Chiede l'umiltà di mostrarsi nella propria fragilità. E' un po' come addormentarsi insieme: ci si deve fidare e affidare.

Sono qui. Ascolta anche il mio tacere.
Sono qui, se vuoi, puoi anche non parlare.

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