"Sperare, intendo"

Compilo liste disordinate e rigorose. Riempio i minuti concedendo, in questi giorni di non vacanza, ampio e vitale spazio alle pagine di un libro.
Compilo liste e costruisco rituali. Puntello i giorni, freno i pensieri.
"Che pena. Sperare, intendo. E' la pena di chi non sa rinunciare".
Eccomi.
Faccio mio il pensiero illuminante di Calvino e se non mi rassegno alla rinuncia, provo a rassegnarmi alla pena, perché rassegnare libera, toglie i sigilli a qualcosa che sta stretto, e perché rinunciare alla  pena della speranza sarebbe come rinunciare a me stessa.
Compilo liste, costruisco rituali, mi rassegno alla pena di continuare a sperare.
Braccia spalancate e passi incerti a cercare di non perdere un equilibrio che forse già si è perso. Forse sto precipitando e non me sono accorta.
O forse sto volando.

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