Pianissimo. Quasi immobile.

Dovrei decidere se credere alle tue parole o alla mia pelle. Oppure potrei decidere di non scegliere, di accettare l'incertezza, l'equilibrio troppo precario, e aspettare. Ma in questo caso dovrei sapere cosa aspettare.
Dovrei riuscire a chiudere gli occhi e non vedere i sogni che si muovono dietro le palpebre, tra i pensieri sudati, nei respiri faticosi. Oppure potrei decidere di raccontarteli tutti e guardarti, mentre ascolti quello che so senza capire da dove arrivi tutto questo sapere. O, ancora, potrei tacere e aspettare che i sogni, i pensieri, i respiri vengano cancellati da un risveglio finalmente ristorato. Ma in questo caso dovrei saper dormire come dormono...chi?
Non so dire. Non so i gesti. Non so. Sono tentata dal tuffo per tornare a sentire un po' di ristoro sulla mia pelle ferita. Ma ho il timore dell'acqua salata  su cicatrici mai curate.
Piano piano.
Pianissimo.

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