Bandus!

Da piccola, quando mancava il fiato dal troppo correre o quando l'avversario di gioco era vicino a prendermi, potevo gridare "bandus" e tutto si fermava. Almeno per un po' era possibile riprendere fiato, pensare una strategia, buttarla in ridire e poi, forse sì ma magari anche no, riprendere il gioco: "fuori bandus".
Ecco.
Dopo i giorni del tremore gelato e paralizzante, quando il respiro stava tornando a farsi regolare e il calore a sentirsi fin nel cuore; quando stava tornando, seppur timidamente, anche la voglia di lamentarsi un po', qualcuno a nuovamente sparigliato tutto.
Un'auto ha investo il mio papà, senza fermarsi a soccorrerlo. E' stato molto fortunato perché è ancora qui con noi e quasi tutto intero. Ora si tratta di organizzare le prossime settimane e curare la ferita lasciata dall'enorme spavento che ha investito non tanto il corpo quanto piuttosto il cuore e la mente di due persone anziane, insieme da sempre, che si sostengono e zoppicano insieme.
Vorrei un "bandus": un periodo di noiosa quotidianità. Una vacanza è già un desiderio troppo grande per essere anche solo pensato.

Bandus.

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