Sogni e disciplina

La disciplina dei gesti fatica a mantenersi integra. 
Ci sono piccole crepe che lasciano entrare fiammelle di distrazione.
E poi ci sono le mie intuizioni, quelle che non riesco a fermare, a non ascoltare, e che mi portano sempre le conferme che non vorrei. Nemmeno ho bisogno delle conferme, veramente: se la mia pelle mi dice qualcosa, quel qualcosa c'è. Nonostante notti di sonno umido e vicino. Nonostante i giorni di quotidiana familiarità.
Forse è proprio in momenti come questo che dovrei concentrarmi di più sulla routine che mi sono data per non scivolare e cadere nel bel mezzo di questa tormenta che non vuole saperne di allontanarsi da me. Eppure è proprio in momenti come questi che desidero rifugiarmi tra pagine di parole che mi possano portare Altrove. 
Accolgo la mia debolezza, la tua. Lascio che mi ferisca e spero di non ferirti. 
Come fossi due, mi trovo a vivere un solo giorno. Faccio sogni che ricordo sfumati ma comprendo lucidamente.
Accolgo la mia prudenza, la tua saggezza. Mi abbraccio nel solo modo che so: lasciandomi scivolare con indulgenza tra parole che altri hanno pensato per me, per consentirmi di non perdermi davvero.
Quello che vorrei è una pelle senza occhi. Vorrei pensieri capaci di diventare gesti di libertà e concretezza.
Vorrei un tempo declinato al presente.

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