Perdere la voglia di sognare ancora

C'è stato un tempo, non troppo lontano, in cui questi erano i giorni dell'attesa e poi dello stupore e della gioia. Una parentesi felice in anni di malinconia e solitudine.
Mi sembra non saper vedere che l'assenza, la mancanza.
Nel tempo del Natale mi è sempre mancata una famiglia numerosa e chiassosa a riempire casa, soprattutto. Una mancanza colmata dalla gioia dei bambini, finché sono stati bambini.
Questi sono giorni di una gratitudine cercata senza fortuna, che diventa esercizio doveroso e non quel naturale sorriso che dovrebbe essere.
Comprendo tutto l'egoismo del mio sentire e non lo nego e nemmeno lo giustifico. Semplicemente attendo che passi, perché non ho strumenti né energie abbastanza da cambiarlo.
Continuo a chiedere una notte che non porti al mattino. E continuo a svegliarmi senza stupore per non essere stata ascoltata.
Anche l'Altrove necessario al mio respirare mi ha abbandonato; i miei desideri sbiadiscono.
Gli occhi continuano ad aprirsi, il cuore continua a chiudersi sempre più.
Un dolore sordo e costante in mezzo al petto, come di qualcosa sul punto di rompersi. Non si romperà, perché nemmeno il precipitare è consentito.
Finisco l'anno con una lenta fatica di inutile agonia e non spero nulla per l'anno che verrà.
Mi costringo a gesti meticolosi e mi concedo un sonno fuori orario per dare alle ore l'agio di passare un po' più in fretta.
Soprattutto ho paura. E nessuno che possa ascoltarla, questa paura.

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