La strada. Cormac McCarthy
La cenere è arrivata ovunque,
come il buio. Eppure c’è il fuoco che porta calore e vita. E speranza, forse. Davvero non so da dove iniziare
per dire quanto mi sia rimasta addosso la cenere che avvolge tutto il libro di
McCarthy, La Strada.
Non mi sono accorta di esserci caduta in mezzo, finché i miei occhi non hanno
iniziato a lacrimare per la poca luce, il silenzio, la paura che compongono le
pagine del libro e il cammino di un padre e un bambino da soli in un mondo
ostile che loro, ostinatamente, continuano a pensare come casa.
Non ci sono voci, lungo la
strada, nessun luogo in cui ritrovare ricordi che non siano pericolosi. Gli animali si sono estinti,
gli alberi sono gli scheletri di se stessi e i pochi altri esseri umani sono i
sopravvissuti di una non raccontata Apocalisse, che li ha ridotti a nemici e carnefici.
Il padre e il bambino sono fuggiaschi alla ricerca di calore; raccolgono
rifiuti per nutrirsi, inventano ripari dove non ce ne sono. Non
fuggono l’orrore di ciò che incontrano, ma non se ne lasciano contagiare. Il
padre ha una pistola pronta a uccidere il figlio, pur di non lasciarlo “ai
cattivi”, perché il suo amore è talmente totale da comprendere anche la morte
di chi più ami al mondo. Il bambino è la luce che guida i passi del padre fino
all’ultimo, quando addirittura sembra trasfigurare in una visione religiosa che
apre la possibilità di una speranza.
Perché La strada è questo: essere insieme aiuta a
non perdersi. Essere insieme consente anche di camminare da soli, quando sarà
inevitabile. La strada afferma la necessità della relazione d’amore con un
linguaggio potente, visionario in cui sembra impossibile riconoscere noi
stessi, le nostre paure e le nostre speranze.
Ho chiuso il libro e ho pianto. Perché
sono io quel padre che si muove a occhi aperti nel buio e sono io quel bambino che
non smette di credere alla bontà. Ho chiuso il libro e sono tornata a cercare
il mio ottimismo a oltranza.
“Ce la caveremo, vero, papà?
Sì. Ce la caveremo.
E non ci succederà niente di
male.
Esatto.
Perché noi portiamo il fuoco.
Sì. Perché portiamo il fuoco”
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