Mio fratello Simple

Ancora una volta è Alice a suggerirmi un libro bello. E ancora una volta noto come non esistano libri per ragazzi o per adulti, ma solo libri belli o brutti.
Mio fratello Simple è un libro da leggere da quando ci si può regalare tempo, quando si può sorridere senza timore.
Il miracolo di questo piccolo libro è nella levità che le parole donano alla storia.
Simple è un ragazzo con un ritardo mentale, un "i-d-i-o-t-a", precisa sempre lui quando il fratello minore Kléber lo presenta cercando di giustificarne la trasparenza e il candore.
I ruoli s'invertono, le famiglie si scompongono e ricompongono in ordini inconsueti in ogni libro della Murail.
Kléber promette a Simple che non lo lascerà mai solo, che non lo rimanderà più nell'istituto scelto da un padre assente. Ma Kléber ha solo diciassette anni, va a scuola, s'innamora, si confonde, si perde e si ritrova
Simple che ha la capacità di svelare le verità che solo i bambini sanno vedere e riesce a spiazzare i ragazzi che condividono l'appartamento con lui e Kléber e che inizialmente lo accolgono con curiosità, compassione e un po' di timore e fastidio che si trasformano in tenerezza e solidarietà.
Anche i personaggi che con Simple e Kléber abitano la storia sono deliziosi. Studenti apparentemente confusi che sanno trovare la strada seguendo il cuore e lasciando che la semplicità di Simple apra i loro occhi.
Ancora una volta, come in Cecile, come in Oh boy!, l'autrice racconta una storia di diversità e ricchezza e colori che mescolandosi danno vita a nuove sfumature.
Ho aperto il libro e l'ho chiuso solo dopo aver terminato di leggerne l'ultima riga.
Con il desiderio di portare un po' di Simple nei miei giorni e nel mio modo di guardare il mondo.

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