Da sola

Leggo parole di gioia, di attesa, di affetto che si desidera condividere.
E condivido, davvero.
Tutto il mio bene per quella gioa, quell'attesa.
E poi scoppio a piangere e non so smettere.
E mi sento in colpa per il mio pianto, per il sentimento di invidia, per la colpa che vorrei dare e non so a chi.
E nessuno con cui alleggerire il mio peso adesso, subito, non dopo, non quando le lacrime saranno asciugate e il respiro si sarà fatto regolare.
Non quando la ragione avrà ripreso spazio e gesti e modi e parole.
Ora. Ho bisogno di qualcuno che mi porti via questa tristezza, che faccia sparire la mia cicatrice, che cancelli dalla mia memoria quella minuscola schiena adagiata nella culla che ero, nella tomba che sono stata.
Perché tutto questo?
Perché la mia incapacità di chiudere in un cassetto, per sempre, i sogni, le delusioni, il dolore?
Non è solo mio, questo dolore.
In questo istante è di milioni di altre donne, da sempre; per sempre.
Non sono sola, ma questo non consola, non lenisce, non cura.
Egoismo terribile il mio.

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