Senza possibilità di andare

Sento ogni parte del mio volto, immobile in un'espressione di stanchezza brutta.
Sento l'incapacità delle labbra di sollevarsi a sorriso.
Sento gli occhi che temono il buio che precede il sonno e resistono alla pesantezza gonfia delle palpebre.
Piove. Da ore, ormai.
Sento i miei pensieri calpestati, la mia incapacità ingigantire.
Sento la consapevolezza che è quello che ho costruito o, forse, che non ho costruito.
Stanca di un'inutile fatica, recito a memoria il risario dei momenti mancati.
E non sento più quell'altrove che mi dava ossigeno sempre per un passo ancora, per un passo in più.
Come se camminassi a vuoto, in cerchio, senza una partenza e senza un arrivo.
Ieri notte dicevo di sentirmi in un buco. E di pensare che non c'è via d'uscita, da questo buco. Posso solo venirne espulsa.
In ogni caso farà male.
Rivoglio il mio altrove, il mio ostinato ottimismo e Macabea.
Rivoglio la mia fantasia, i miei desideri e i miei sogni.
E me.

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