Preparo la cena

Alcuni giorni resto davanti alla mia finestra per un tempo che non so contare.
Mi perdo nell'orizzonte e arriva sera.
Me ne accorgo perché un brivido mi risveglia.
Allora riscaldo la casa, accendo la luce. E una candela.
Mi scaldo le mani con una tazza di the caldo e magari mi avvolgo in un maglione in più.
Non ho più il mio maglione preferito, quello che mi ha scaldata per tanto tempo.
L'ho riposto nell'armadio per i giorni in cui la mancanza di un abbraccio è troppo forte per affrontarla da sola.
L'ho riposto nell'armadio, logoro e rattoppato, e non riesco a sostituirlo.
Così continuo a sentire freddo. Un po'.
Oggi parlavo di parole che non possono non trovare una voce perché sono dono, perché il loro silenzio impoverirebbe noi e gli altri.
E lo dicevo io, incontrando una resistenza timida e testarda che tanto assomiglia alla mia.
E lo dicevo io, che parlo qui perché nessuno possa sentirmi davvero; che mi nascondo in questa casa dalle imposte rosse e dall'orizzonte nascosto; che mi vesto da Macabea per non essere nemmeno lei, davvero.
Eppure le mie parole non sanno restare nelle mie dita.
Allora cos'è?

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