Scaldata da tanto sole, immagino la mia sera.
Un maglioncino che non mi abbandona mai, i calzettoni sotto la coperta, la finestra lasciata socchiusa per sentire l'aria fredda sopra e il calore sotto, intorno.
L'odore dei bambini quando dormono. Zucchero e sabbia.
L'odore delle case vecchie che stanno chiuse a lungo e poi sembrano spalancarsi per sempre. Polvere e pioggia.
L'odore del cielo che regala giorni d'autunno fuori stagione. Legna bruciata e castagni bagnati.
Ieri la luce dorata e caldissima di questa città, i piedi stanchi, le chiacchiere disordinate. Il rifugio nell'ombra di una chiesa. Caravaggio.
Oggi l'attesa di una strada che sale e scende e curva e fila diritta. Come le mie giornate. Come me.
Ieri giorni scivolati con una semplicità inattesa.
Oggi ore sospese prima di un viaggio verso casa.
Perchè la casa è dove ti puoi sedere e chiudere gli occhi riconoscendo i rumori e gli odori.
Casa è dove puoi aspettare con fiduciosa pazzia le soprese che non sai neppure sognare.
Casa è abitudine noiosa e movimento rumoroso.
In questa estate che inizia a prendere la dolcezza di una vecchia signora, piano piano ritrovo i miei confini, piano piano provo a sentire possibile una dissolvenza indolore.

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