Alla fine

Alla fine la stanchezza ha preso il sopravvento.
La testa duole e la schiena non regge il peso del mio corpo.
Rimane l'attesa: tesa come nervi scoperti.
Rimane la ricerca di un ritmo regolare: del cuore, del respiro, del pulsare dei miei pensieri.
Rimane il desiderio di navigare in una baia placida, con l'acqua lenta e l'aria ferma.
Rimane il desiderio di evanescente dissolvenza della vita.
La mia pelle screpolata, le mie labbra rotte, le mie braccia vuote.
Il mio pensare e penare.
Il mio penare e pensare.
Immagino domenica notte, in una Venezia che non ho conosciuto prima, e mi impongo di non immaginare parole, gesti, musica. Mi impongo di non sognare adesso per vivere il momento come incontro e scontro, magari, ma insieme.
Immagino il paese dove ha casa il mio cuore. Vedo muoversi in quel paesaggio noto, le persone che più amo. E mi impongo di non dare loro fili come burattini, ma di osservarle da fuori, da qui, e bearmi dei loro gesti, del loro non pensarmi per il troppo vivere.
Penso a te. Che non sei qui e vorrei accanto. Che vorrei chiamare per nome. Che vorrei abbracciare. Che vorrei addormentare con una canzone che fosse nuova e solo per te.
Vedo una strada in salita, tortuosa, uno zaino pesante. Sudore e poca acqua.
E vedo due mani che si cercano.
"Due mani che si stringono possono percorrere tutte le strade.
Due mani che si cercano possono tracciare strade nuove." (macabea...)

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