Capita

"Tu sei un corpo che vive, io sono un corpo che vive, nient'altro"
Capita di capire con difficoltà, capita di non capire affatto e di non rassegnarsi ad accettare.
Capita di interpretare segnali come fossero la realizzazione dei nostri sogni o la loro negazione.
E poi capita di svegliarsi nel mezzo della notte per un dolore fisico acuto, tanto acuto da non potersi alzare, e capita anche di riuscire a riaddormentarsi perché sognato, il dolore, è più sopportabile.
Capita di risvegliarsi in una mattina carica di grigi pesanti e di non riuscire a riconoscere la primavera. E poi capita di essere costrette ad affrontare la giornata come ci fosse il sole (o una pioggia rumorosa a tenerci compagnia).
Capita di arrivara a sera zoppicando e di accendere un pc per vedere un volto e sentire una voce e sfiorare le labbra con un dito attraverso lo schermo.
Si pensano parole che non si dicono e a volte non si riesce neppure a pensare.
Si pensa che non si riesce a capire questo periodo: non si capisce il mondo che vive con noi e neppure quello che vive in noi.
Si pensa di aver bisogno di parlare, di chiarire, di capire. E si pensa che si vorrebbero parole, abbracci, mani, piedi, labbra.
Si cresce, e si continua ad andare in altalena.

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