9 aprile

Vorrei essere capace di raccontare i pensieri confusi, di gioia, incredulita', confusione, smarrimento, sconforto eppoi speranza e ancora gioia e voglia di essere capace, di riuscire a dimostrare che un'altra Italia e' possibile.
Gli accadimenti delle ultime settimane, e anche di questi giorni, vorrei saperli raccontare in modo nuovo, senza tutte le chiacchiere, le dietrologie e le "futurologie" dei giornali, delle persone che sanno sempre cosa dire.
Vorrei finalmente sentire un senso di appartenenza più ampio di quello familiare; vorrei non ricoprire più il ruolo di difensore ad oltranza di un Paese che solo con volontà riconosco come il mio; ma penso ai miei figli e non so cosa immaginare per loro futuro. Mi colpisce l'età della nostra classe politica e mi lascia perplessa la nostra incapacità di proporci.
So che le ricorderderò, queste settimane; che le racconterò ai miei nipoti. La mia nonna mi raccontava della guerra, della prima volta che ha votato, dell'orgoglio di esserci. Non ritrovo in me la sua fiducia nelle Istituzioni, e l'ottimismo in cui mi impegno è appunto impegno.
E cosi' non so raccontare. O piuttosto non so leggere questi giorni di cui però mi sento tanta parte. Desidero intelligenza e confronto e partecipazione e comunità. Basta azienda. Voglio uno Stato.

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