Basta questo
Guardo la neve che è arrivata così vicina. E la guardo tra le trame sottile di una tenda e dalla cornice di una vecchia finestra sul cui davanzale ha trovato rifugio un geranio fiorito nella confusione di un autunno che sembrava un principio di estate. Potrei essere ovunque. Ma sono a casa.
Ho la testa che rimbomba di pensieri, come sempre, e di un’influenza
intempestiva come mai prima.
C’è stato un tempo in cui l’influenza voleva dire
il lettone della mamma e del papà, le coccole della nonna e un sentirsi sospesi
nella concessione di lussi altrimenti impossibili. Poi è diventata l’influenza,
rara, dei miei figli e la possibilità di coccolarli mischiando il calore dei
corpi ai baci che altrimenti venivano schivati dall’urgenza dei giochi.
Da tanto tempo non scrivo. Continuo a portare con me taccuini che restano chiusi e penne stilografiche con l’inchiostro ormai secco. I miei pensieri continuano a mulinare sotto forma di parole tracciate e allora, per illudermi di non smarrirli, li detto a un foglio elettronico. Così ho files zeppi di errori, privi di punteggiatura, ma molto simili al tempo che stiamo attraversando e che non so descrivere.
Non so scrivere. Ho paura di scrivere. Perché la scrittura è un gesto di estrema sincerità che mi spaventa e forse preferisco volgere lo sguardo. Ma è un’illusione, perché lo sguardo resta comunque su questa storia che non so raccontare.
Sta per arrivare un altro Natale. E siamo ancora tutti insieme. Basta questo.
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