A.

Vorrei dirti parole che volessi ascoltare.
Vorrei fossero parole non per farti piacere, ma per farti sentire compresa.
Vorrei fossero parole che abbracciano e vorrei sentirti sciogliere nel loro abbraccio.
Invece quando ti abbraccio, anche senza parole, sembri a disagio, rigida e con il solo desiderio di liberarti di quell'abbraccio. E le mie braccia si riempiono di gelo e il cuore, per un attimo che dura anche ora, se ci penso, si ferma.
Vorrei saper tacere del silenzio che vorresti.
Vorrei sapere quel tacere, non per farti sentire sola, spiegata malamente, raccontata malamente; ma un tacere che ti facesse sentire accolta e, ancora, compresa.
Perché l'impossibilità  di comprendere quello che pensi, come lo pensi, come ti racconti è il mistero doloroso che stiamo vivendo.
Guardarti mentre ti perdi è un dolore che sopporterei senza fiatare, se sapessi che ti porta alla luce.
Guardarti da lontano è un dolore che sopporterei senza respirare, se sapessi che ti porta a casa.
Le mie braccia sono spalancate, le mie labbra chiuse, il mio cuore in disparte.
Sono qui. Ti aspetto. Sempre

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