Palline di pane - Paola Mastrocola

Di Emma riconosco l'incapacità di vedere l'ovvio, ciò che tutti conoscono e che la nostra quotidiana inadeguatezza sociale fatica ad ammettere di non aver notato.
Riconosco il suo bisogno di un altrove dove ritrovarsi e trovare il proprio pensiero come altro da sé.
Di Emma riconosco l'errore e lo sbaglio in cui persevera con inscusabile consapevolezza.
Riconosco la sua imperfezione di madre sola, il cui lavoro non è altrettanto riconosciuto come quello del marito assente.
Riconosco il suo desiderio di un figlio, Orlando, che sia come tutti gli altri e il suo orgoglio per questo figlio meraviglioso che prepara con cura meticolosa le palline di pane per pescare, e che danno titolo al libro.
E' un po' irritante, Emma. Molto irritanti, i suoi amici.

Tutti abbiamo le nostre palline di pane.
Per Emma sono l'altrove che trova nelle fotografie istantanee; per Orlando il tentativo di crescere camminando la sua strada; per Giorgio, il marito lontano per lavoro, l'assenza che assolve.
Per Emilia, la baby sitter portoghese, l'altrove sono i punti cuciti senza sosta con una vecchia macchina per cucire; per Lars, l'amico sicuro, le vele spiegate in favore del vento.
Ognuno di noi trova le proprie palline di pane che consentono di sopravvivere ai giorni, alla fatica, alla paura.
Come in altri libri della Mastrocola anche qui c'è un animale, una capra, a ricordarci che siamo poco addomesticabili e che le nostre palline di pane richiedono cura e attenzione.

Mi è piaciuto?
Mi ha talvolta riportata a Joyce, per come vengono raccontati i pensieri sovrapposti, confusi e continui di Emma. Mi ha fatto riflettere su come riesca io a preservare il mio indispensabile altrove e quale esso sia. Mi ha posto diverse domande domande come madre e come donna.
Lettura perfetta per i pigri e meravigliosi pomeriggi estivi.

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