Pensieri come sempre confusi. E il silenzio

In questo maggio che sembra novembre, sono tornate le colombe. Come ogni anno provano a fare il nido lì dove il nido proprio non ci sta.
Tutta la mattina lavorano senza sosta (il pomeriggio chissà dove vanno...). Lui avanti e indietro cercando di trovare posto sicuro ai ramoscelli che porta nel becco; lei a guardarsi intorno, proprio come se riuscisse già a vederlo il nido che lui le costruirà.
Ogni anno falliscono nell'impresa: lì, tra il tetto e la tenda, lo spazio non basta.
Cosa li fa insistere, anno dopo anno, prima di comprendere e andare altrove?
Cosa ci fa insistere ad amare spazi che non abbiamo, luoghi che non ci appartengono, progetti che non compiremo?
Leggo che le non scelte determinano la nostra infelicità, la colpa della quale, quindi, è solo nostra.
Cosa ci impedisce di scegliere, di compiere il passo che sappiamo, di chiudere una porta e prendere la strada?
Giorni senza luce.
Sarà questo improbabile cielo novembrino. Saranno i gesti mancati che disegnano i confini del mio non essere. Sarà la consueta distrazione che dovrei aver imparato e che invece mi ferisce ogni volta. Sarà il non poter condividere il pensiero di un dolore mai guarito. Saranno le parole che tagliano e il cerotto che non viene offerto a chiudere la ferita.
Cosa mi fa resistere, restare, alzare la mattina?
La non scelta può essere una scelta di coraggio? E in questo caso sarà davvero inevitabile l'infelicità?
Giorni di occhi lucidi dietro gli occhiali scuri.
Sarà la stagione. Saranno pensieri che tornano e non se ne vogliono andare.
Sarà il cuore, che batte al ritmo irregolare di un respiro incerto. Sarà il poco sonno. E la perdita del sogno.
Ho necessità di piangere tutte le lacrime del mondo, non solo le mie. Di passare dalla mia pelle tutto il dolore che non so piangere.
Ho necessità di affogare nelle mie lacrime. E che qualcuno le raccolga senza aspettare che il tempo le asciughi.
Ho necessità di gesti minuscoli che consentano alla mia voce di non tremare, alle mie mani di non tremare, al mio respiro di non tremare.
Ho necessità di camminare a occhi chiusi sapendo che c'è chi non mi lascia cadere.
Ho necessità di un abbraccio che non finisca. E di riceverlo senza chiederlo, solo perché lo sai, che ne ho necessità.
Ho necessità di lasciarmi andare alla corrente e non pensare, non pensare, non pensare.
Ho necessità di chiudere gli occhi e trovare riposo e quiete e di riaprirli, gli occhi, su giorni lievi.
Ho necessità di leggere parole belle, e scriverne di confuse.
Ho necessità di ritrovarmi.

Ogni anno guardo le due colombe che cercano di fare il loro nido in un posto che non c'è.  Bevo il mio caffè di metà mattina e sorrido, guardandole. Mi piace pensare che siano sempre le stesse a tornare anno dopo anno.
Stamattina ho incrociato lo sguardo della femmina. Ci siamo capite: pensava a dove riparare i piccoli che verranno, a quale fosse il luogo più sicuro.
Se mi commuovo incrociando lo sguardo di una colomba; se mi commuovo quando per strada incontro una coppia di anziani che camminano tenendosi la mano; se mi commuovo aspettando il mio turno mentre una giovane coppia sceglie l'anello di una promessa; se mi commuovo alla tenerezza di un bimbo che potrebbe essere il mio che non è stato; se tutto questo non ha possibilità di essere detto, resta il battere confuso del mio cuore. E il mio silenzio che non sa sciogliersi.
E il desiderio di acqua intorno a me.


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