La tristezza

La quotidianità sembra vincere sulla novità del ritorno. Eppure mi sento ancora sulla soglia, in bilico tra l'entrare e l'uscire.
Le mie scarpe sono pronte per un altro viaggio e un'altra assenza. Per il silenzio e la scoperta di un altrove che qui rischia di essere offuscato dal passare scandito e sempre uguale dei giorni uno dopo l'altro.
Ma resterò.
Con i miei pensieri che trovano ordine solo quando sono sotto la doccia che mi scalda prima di dormire.
Con il mio sguardo che non riesce a cancellare i confini dei miei pensieri e a volare davvero in altro cielo.
Con il mio cuore sparpagliato e talvolta perso.
Resterò con ferite che non possono guarire e che tornando qui riesco a sentire sotto le dita come fossero di ieri.
Con il silenzio di queste stanze che aspettano la luce dei giorni che si fanno lunghi; che aspettano un ritorno che non ci sarà; che respirano con timore i desideri che nemmeno si ha il coraggio di pensare.
Resterò cullando il mio sogno lento, che talvolta diventa vivo nel sonno.
Forse resterò perché da qui so di poter andarmene.
E' nei giorni fuori da queste mura che la fatica del restare si fa respiro impossibile; che il passo si fa faticoso oltre ogni dire.
Vorrei una porta che si aprisse su di un altrove sconfinato.
Vorrei il coraggio di aprire quella porta.
Vorrei una mano a stringere la mia e un cuore a battere con il mio mio per trovare quella porta e il coraggio di attraversarla.
Vorrei che la mia pelle sentisse il pensiero della mia lucidità quando prova a dirle che invece tutti i passi necessari per uscire da qui devono essere compiuti da sola. Perché solo così la mia porta si aprirà.

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