Se il cielo mi ascolta

Ho chiuso gli occhi, ieri notte, pensando all'immobilità del cielo di questi giorni, all'immobilità della luce che da quel cielo fermo scendeva a non illuminarci.
Per giorni interi il cielo intorno a me è stato grigio, compatto, quasi spesso, quasi a inghiottire i colori.
Per giorni interi la luce è sembrata non riuscire a filtrare da tutto quel grigio, inusuale in un luogo tanto amato dal vento.
Mi ha svegliata il rumore della pioggia sul tetto.
Mi ha svegliata la danza della pioggia, dalla finestra della cucina, sulla strada davanti a casa.
Mi ha svegliata il cicchettio delle pozzanghere sotto le mie scarpe troppo leggere.
Ancora la luce non viene.
Ancora il grigio, ma più leggero, come avesse perso parte del peso.
Ancora i colori sbiaditi eppur lavati da un'acqua che non vuole saperne di riposare, ferma.
Dalla mia finestra esce la luce di questa stanza e si perde nel grigio bagnato, lì fuori.
Dalla mia mente escono pensieri leggeri come i rimbalzi della pioggia sulle pozzanghere.
Dalle mie labbra un bisbiglio di grazie per un cielo che ascolta, se lo si sa ascoltare.
Perché è la pioggia che da sempre arriva a tenermi compagnia.
Perché amo dimenticare l'ombrello.
Perché mi diverte mettere calze sottili e sentire la pioggia alle caviglie.
Perché tutto questo non si dice e si pensa solo.
Perché immagino di appendere l'umidità all'attaccapanni, stasera, e infilarmi nel tepore della mia poltrona sfondata, sotto una coperta colorata,
Chiuderò gli occhi, stanotte, pensando alla pioggia di oggi e al desiderio di colore e sole e cielo terso.
Se il cielo mi ascolta...

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