Capita

Capita che un mese sia passato e che il giorno sia un giorno di silenzio e vento e cielo terso.
Capita che la casa sia in ordine, che non ci siano scarpe in giro, nessun giornaletto, nessun cavo.
Capita di lanciare segnali che non vengono raccolti e cercare tracce che non si lasciano trovare.
Capita di sorridere di questo silenzio, degli orari che possono non essere considerati.
Capita che gli occhi si riposino guardando un divano con tutti i cuscini al loro posto.
Capita che ogni tanto la tristezza prenda ancora il sopravvento, che gli occhi si velino nel momento di fare il gesto sbagliato e così trovare qualcosa che misura il peso di questo mese passato.
Capita di voler svuotare la soffitta e regalare tutto e provare così a cancellarlo davvero il sogno, lasciando solo l'inevitabile cicatrice.
E capita di sentire la struggente nostalgia per una ragazzina misteriosa, per il profumo di un sonno abitato da sogni incredibilmente raccontati al mattino, per i rumori di passi scalzi e le mediatazioni che cercano una strada.
Capita di avere desiderio di una voce, di trovarla in una canzone che neppure piace.
E capita di desiderare chiacchiere leggere, in una sera che non si spenga con la luce del cielo.
E capita di sentirsi serenamente soli, per una volta. Temendo, subito dopo, che la solitudine che accompagna il mio cuore, accompagni anche i miei giorni a venire.
Capita di riuscire a vedere un futuro tracciato e averne un po' paura e non sapere come cambiarne il percorso.
Capita.

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