Sole

Piove. E i miei occhi guardano il cielo, il prato bagnato, le foglie che resistono esile sui rami.
C'è una panchina, sotto la mia finestra, riparata da un'inutile tettoia. Sono in due.
Seduti su una panchina in mezzo alla gente che passa in fretta, sotto gli ombrelli, come se intorno non ci fosse nient'altro che aria e sole. Come se avessero costruito una bolla trasparente a isolarli dal resto del mondo.
Sono due. Sembrano uno.
Li guardo con riserbo, da lontano, con tenerezza, perché non sono ragazzini in primavera.
Un uomo. Una donna.
Mani incrociate e visi vicinissimi in mezzo ad un cielo inaspettato.
Non sentono il mio sguardo né quello dei passanti che chissà se, come me, si chiedono quale storia abbiamo, quell'uomo e quella donna.
Se dividono la vita o solo un momento.
Sono in due. Sembrano uno.
Occhi che si imparano e lo spazio, fra loro, nullo.
Alzandosi lui le ha offerto la mano e lei l'ha stretta.
Se ne sono andati vicini, ondeggiando un po'.
La panchina è rimasta improvvisamente sola e mi sembra triste. Cesserà la pioggia e cercherò sulla panchina di sentire un profumo di foglie, di ricordi.
E di magia.

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