Sto tornando

C'è un caffè che mi aspetta, seduta sul gradino davanti a casa.
Può essere tra un minuto, tra un giorno.
O tra vent'anni.

Provo a riordinare le ultime settimane bevendone il profumo, che sale e avvolge il mio collo dolorante, la mia testa troppo pesante.
Devono sedimentare le immagini, gli incontri, gli abbracci.
Devono trovare posto sentimenti impossibili da scrollarsi di dosso.

Volare non mi è mai piaciuto.
I miei piedi sono nati per stare ben ancorati alla terra.
Sono i miei pensieri che possono volare, il mio cuore.
Restare sospesa lassù per delirio di onnipotenza umana mi sembra sempre più illogico.
Eppure, quando tornando ho sentito la voce del mio bimbo annunciare laggiu', lontanta e appena visibile, l'Irlanda, ho sentito che stavo tornando davvero, e che qui, in questa Europa vecchia e zoppicante e' il mio posto.

Il mio posto.
Dove trova casa il mio cuore, lì è il mio posto.
E il mio cuore ha bisogno di strade note, dove poter camminare la notte senza paure.
E il mio cuore desidera anche strade nuove, desidera cercare la meta con il respiro corto per la fatica.

Ho visto che siamo piccoli davanti alla natura, che non si piega davanti a nulla, che sradica alberi come fili d'erba e fa tremare i muri delle nostre case.
Ho camminato in una città protesa verso il cielo, che ha cambiato il corso delle sue acque, che muta le proporzioni in forme verticali.
Ho ascoltato una lingua che non capisco ma comprendo, decifrandola con non so quale vocabolario.
Ho respirato l'umidità di una terra senza montagne a chiuderne l'orizzonte e ho visto, a luglio, la nebbia di novembre.
Ho sentito il calore di un sole che non trova ostacoli ai suoi raggi e ho trovato ombra dove ombra non c'era, entrando in piazze coperte e fredde.

E poi gli affetti.
Poi.

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