Perché

Una pista di ghiaccio in una piazza bellissima.
Vorrei che il primo giorno del 2010 fosse questo.
Il castello profilato da luci, la stella sospesa e i bambini gelati e felici. Noi soprattutto gelati.
E' nato un bambino in questi primi giorni. Ho preparato per lui la carrozzina che è stata dei miei bambini. E ho pianto. Tanto.
Sentimenti contrastanti, nelle mie lacrime. Perchè vorrei essere completamente felice per questo nuovo arrivo, perché mi sento in colpa nel desiderare tanto qualcosa che ho già e, tra l'altro, splendidamente. Perché questo dolore mi rende insopportabile, perché mi sento sola e faccio di tutto per esserlo.
Voglio un altro figlio per le più svariate ragioni.
Per egoismo. Perché camminare nel mondo preceduta dal mio pancione mi ha regalato un'identità e un ruolo che non ho più avuto con tanta chiarezza e tanta fierezza.
Per ottimismo. Perché penso che un bambino sia sempre il più bel regalo che possiamo fare al mondo.
Per solitudine. Perché io, che di fratelli non ne ho e che ancora ne sento la mancanza, vorrei che i miei figli sapessero di poter sempre essere insieme a qualcuno che appartiene a loro e a cui appartengono, e due bambini non garantiscono questo.
Per apparecchiare una grande tavola, poter stirare cose piccoline, poter brontolare ancora di più e dormire ancora meno.
Per arrivare a superare la metà del mio sogno di figlia unica che desiderava almeno cinque figli (ma anche il più sfrenato ottimismo deve sapersi limitare...).
Perché vorrei sentire il mio corpo ancora capace di dare vita e scrollarmi di dosso la sterilità che prova a prendermi.
Perché altrimenti dovrò svuotare la soffitta e ragalare a chi ne ha bisogno quello che ho conservato sperando di poterlo usare ancora e non so se riuscirò a sopportarlo. Perché, nello stesso tempo, l'idea di quella soffitta dove ingialliscono abitini e s'impolverano giochi inutilizzati, ma rattrista e gonfia la gola.
Perché credo di aver avuto in dono un amore che ha del miracoloso, che resiste alle intemperie e alle angherie e credo che questo dono andrebbe moltiplicato e condiviso.
So che non sarà e spero di riuscire ad addolcire il mio rimpianto.
Spero di smettere di ricacciare le lacrime se solo vedo un bimbo tra le braccia della mamma, o una pancia viva e trionfante. Spero di tornare a partecipare con leggerezza della gioia altrui.
Non è vero. Quello che spero, è altro.

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